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ADESSO non resta altro da fare che rialzarsi. La piscina “Le Sirene”, dunque, riaprirà a giorni. Dopo l’ondata di acqua e fango che circa un mese fa ha ricoperto quasi l’intera struttura, oggi è pronta per un nuovo inizio.
Merito del coraggio e della buona volontà dei suoi titolari, Marcello, Angelo e Massimo Pesce e della spontanea catena di solidarietà che subito si è mossa per permettere ai tre fratelli di riprendere il proprio progetto di vita. Perché di questo si tratta. Quando un bel giorno quello che hai costruito in 12 anni viene seppellito nel giro di 20 minuti è come se la terra ti crollasse sotto i piedi. Letteralmente. Sono da poco passate le 15 quando una bomba d’acqua si abbatte in zona Pantano di Pignola. Goccioloni cominciano a scendere forti e i pochi bagnanti che ci sono si riparano al coperto. Poi il disastro.
La terra dell’area di fronte alla struttura, dall’altra parte della strada, comincia a scendere veloce, trascinata dall’acqua. Attraversa il suo regolare canale di scolo e arriva fino a quello de Le Sirene, dove esplode inondando quasi tutto: la parte in erbetta, le due vasche, il bar. Tutto perso. Le attrezzature, gli impianti. Le Sirene non esiste più. Solo la parte coperta e il campetto di beach volley si salvano. Fango e melma arrivano fino alle ruote delle vetture parcheggiate. Immediato l’intervento dei Vigili del fuoco, le cui squadre si alterneranno fino alle 4 del mattino successivo, della Protezione civile e del Comune di Pignola.
Sfortuna vuole che anche il giorno dopo un nuovo acquazzone continui a trascinare con sé fango, melma e acqua. Questa si estende fino alle vasche al coperto. I giochi sono fatti. Anche gli impianti che permettono il funzionamento della piscina al coperto sono ormai andati. E’ il 14 e 15 giugno. Il primo week end di apertura in attesa che la stagione estiva prenda piede. Gli investimenti sono ormai già stati portati a termine. Dall’assunzione di personale alla manutenzione all’acquisto di materiale e prodotti. Tutto perso. Da quel momento è un continuo andirivieni di gente, mezzi, pale, attrezzi. Sono gli amici, i dipendenti, i familiari e i clienti a spalare, sistemare, fare ciò che si può.
«Se Le Sirene oggi può aprire – dice Marcello, con addosso ancora gli stivali sporchi di fango – il merito è il loro». Ma anche di questi tre fratelli appassionati dell’acqua e dello sport. Giovani imprenditori che il lavoro se lo sono creato, con sacrifici e soddisfazioni. La speranza, adesso, è che la banca gli vada incontro in qualche modo. Così come hanno fatto i fornitori e quanti si sono messi a disposizione comprendendo la situazione. Perché in questi casi, tecnicamente, non si parla di calamità naturale. Eppure il disastro c’è. Si vede. Si sente. E allora meglio non mollare. Qualche materiale di risulta e si ricostruisce, a mano, l’arredamento. L’erba viene sostituita dal brecciolino. E si riprende a sorridere, per non affondare.
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