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ANCHE i fiori d’arancio devono fare i conti con la crisi economica, e convolare a nozze, specie al Sud, ha raggiunto costi esorbitanti: per questo motivo la Caritas della parrocchia di Sant’Anna, a Potenza, ha deciso di mettere a disposizione delle future sposine un dono ricevuto da una nota boutique della città, ovvero una trentina di nuovissimi abiti bianchi che tutti possono noleggiare gratuitamente per il fatidico sì.
L’iniziativa, ci tengono però a precisare i volontari della Caritas, non è nata solo per far fronte alla povertà e alla crisi che, stringendo i cordoni della borsa, si abbatte sui giovani e sui loro sogni per il futuro: «E’ prima di tutto una lezione, un messaggio che vuole portare a tutti i valori della sobrietà e del risparmio». Anche perché in molti, pur di avere nozze da favola, spesso si indebitano e, a volte, rischiano di cadere nelle mani degli usurai per far fronte alle spese.
«Noi vogliamo invece dare un segnale», hanno spiegato gli ideatori del progetto: appena ricevuti i nuovi abiti da sposa, hanno immediatamente pensato di metterli a disposizione di tutti, a prescindere dal reddito o dalla condizione familiare. Il sistema è semplice e discreto. Basta comporre il numero telefonico della parrocchia, prendere un appuntamento e scegliere il vestito della misura adatta. E se non è perfetto, ecco a disposizione una sarta che, armata di ago e filo, lo farà calzare come un guanto. E dopo il matrimonio? Si lava, si riporta in parrocchia, ed è a disposizione della prossima marcia nuziale.
«Non etichettatelo semplicemente come un aiuto alle poverelle – ci tengono ad evidenziare i parrocchiani – perché per noi questo progetto significa il ritorno ai valori veri di un matrimonio, che non sono quelli dello sfoggio, e ai concetti di sobrietà e di risparmio, che il nostro sacerdote, don Franco Corbo, porta avanti da anni»: e lo affermano orgogliosamente, perché questi valori cercano di «inculcarli» anche ai più piccoli, durante il catechismo, spiegando loro quanto è importante il risparmio energetico, «ad esempio chiudendo il rubinetto dell’acqua o spegnendo la luce quando necessario», o a conservare correttamente il cibo per non buttarlo. In fondo anche queste sono politiche anticicliche.
Davide De Paola
(Ansa)
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