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POTENZA – La bozza è pronta, ma anche secondo le migliori previsioni il nuovo decreto interministeriale sul bonus idrocarburi verrà approvato entro la fine di luglio. Poi serviranno mesi per calcolare a chi spetta di più e a chi spetta di meno, e soltanto per dicembre dovrebbero cominciare ad arrivare i primi soldi.

Verranno ricaricate in base al reddito del beneficiario le card benzina dei lucani. Lo prevede l’accordo raggiunto tra la Regione e il Ministero dello sviluppo economico, che nei giorni scorsi ha ricevuto anche l’ok del dicastero dell’economia per sbloccare entro l’anno i fondi 2011 e 2012, e contestualmente o subito dopo anche quelli appena appena versati dalle compagnie per il 2013.

La mediazione tra il sistema attuale, che elargisce a tutti i patentati la stessa somma, e la proposta dei sindacati e di Pittella, che avrebbero voluto destinare i soldi a progetti di inclusione sociale, risale alla visita del ministroGuidi a Potenza, agli inizi di giugno.

Da allora è partito il lavoro dei tecnici dei due ministeri che in parallelo si stanno occupando anche di rivedere il decreto attuativo del fondo Memorandum. Solo che questo non dovrebbe essere pronto prima di settembre: d’altronde se la prima edizione è rimasta in lavorazione un anno oltre i 6 mesi previsti, non c’è da attendersi tempi brevi nemmeno per la seconda.

Sul bonus idrocarburi invece l’accelerata c’è stata. Anche perché sono almeno due anni che Eni e Shell pagano all’Ufficio minerario il 3% del valore di tutto il petrolio estratto in Basilicata, ma i soldi non vengono ripartiti. Così da una parte c’è chi come il governatore Pittella (vedi box sotto) teme il loro assorbimento nel bilancio statale, per «perenzione», e dall’altra c’è chi ipotizza persino un’azione di rivalsa da parte delle stesse compagnie, trattandosi di un prelievo, quello del 3%, con una destinazione precisa che dev’essere rispettata.

Di qui la decisione di abbandonare, almeno per il momento, il progetto caldeggiato da deputati e senatori lucani di un disegno di legge per neutralizzare la trappola leghista scattata ad agosto dell’anno scorso: troppo lunghi e impegnativi passaggi parlamentari necessari. Per non parlare delle insidie dell’aula, dove può accadere di tutto proprio come 5 anni fa.

All’epoca infatti furono 3 senatori veneti a ottenere l’aggiunta al secondo comma dell’articolo che istituiva il «fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti nelle regioni interessate dall’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi» delle «attività di attività di rigassificazione anche attraverso impianti offshore» dopo la parola «gassosi». Una postilla sfuggita a tutti i lucani di Palazzo Madama che l’hanno votata senza accorgersi di nulla: da Maria Antezza (Pd) all’ex sottosegretario allo Sviluppo economico Guido Viceconte (FI), passando per Felice Belisario (Idv), Filippo Bubbico (Pd), Carlo Chiurazzi (Pd), Cosimo Latronico (FI). Assente solo Egidio Digilio (ex Pdl poi Fli).

I guai sono iniziati un anno e mezzo più tardi, a novembre del 2010, quando i due Ministeri hanno escluso i veneti dai destinatari della card carburante, e la giunta guidata dall’ex ministro Luca Zaia ha deciso di presentare ricorso al Tar.

A differenza di Molise e Calabria, regioni che partecipano in via del tutto marginale all’alimentazione, e alla ripartizione dei fondo in questione, la Basilicata avrebbe disertato il Tar del Lazio, che ha dato subito ragione al Veneto. Come ha fatto in Consiglio di Stato, quando sono comparsi – di nuovo – Molise, Calabria e Avvocatura dello Stato per conto dei ministeri interessati. Così il risultato è rimasto lo stesso.

La legge in questione secondo Francesca Quadri, giudice estensore della sentenza del Consiglio di Stato, sarebbe volta «a riconoscere una compensazione, sotto forma di minor costo del carburante, a tutti i residenti delle Regioni che sopportano la presenza di impianti di elevato impatto ambientale a vantaggio dell’intera collettività, così contrastando l’effetto nimby (not in my backyard)».

Per questo il nuovo decreto interministeriale dovrà prevedere anche una quota di risorse da destinare al Veneto, a partire dalle annualità “bloccate”, anche a conguaglio di quanto non gli è stato assegnato prima.

In soldoni il risultato è che per 2011 e 2012 assieme i cittadini lucani potrebbero vedersi accreditato non molto di più di quanto corrisposto nel 2010. E decisamente meno per il 2013, se dovesse essere erogato “a parte”.

Quanto poi al 2014 la speranza di una legge riparatoria non è ancora del tutto abbandonata e Pittella e i parlamentari lucani sembrano intenzionati a tornare alla carica, anche se le rispettive posizioni restano distanti. Il primo insiste per finanziare il reddito di inserimento, mentre i secondi, in particolare di centrodestra, vorrebbero conservare la card.

l.amato@luedi.it

 

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