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L’AVEVO detto ai miei colleghi di Matera, sabato mattina, il giorno dopo la festa: “Lo facciamo un bestiario delle sciocchezze che tra poco usciranno sulla vittoria di Matera?”.
Manco il tempo di programmarle e, voilà, ci ha pensato un parlamentare toscano di Fratelli d’Italia, Achille Totaro, a guadagnarsi il primato. «Uhm –dice contrariato Totaro– questa vittoria di Matera è una vicenda curiosa, voglio vederci chiaro». E si appassiona a spendere il suo tempo in un’interrogazione parlamentare, che sarà presentata domani al ministro Franceschini, nella quale il parlamentare di Giorgia Meloni afferma che da tempo ormai si parlava della vittoria di Matera e ricorda che di Matera è Gianni Pittella, vicepresidente del parlamento europeo e presidente del gruppo dei Democratici.
La raccomandazione di Gianni Pittella era in testa alla lista del bestiario, che intendevo comporre. A parte le falsità abbastanza gravi per un parlamentare (vabbè i Pittella sono di Lauria, non di Matera, questo potrebbe pure passare, ma di sicuro Gianni non è presidente del gruppo dei Democratici al parlamento europeo, bensì del gruppo S&D), la sciocchezza della vittoria raccomandata da Gianni Pittella si incrocia con quella che vorrebbe che sia stato un altro lucano, il professor D’Andrea, capo di gabinetto di Franceschini, a spingere sul ministro. Magari spinto da Margiotta, amico di Franceschini. Ma che non lo sappiano i potentini, mi raccomando. E di sicuro poi Pittella –Marcello, stavolta– ci avrebbe messo del suo con Renzi. Tipo: io faccio una dichiarazione a tuo favore sui tagli alle regioni, tu in cambio mi fai vincere Matera. Così i lucani si distraggono pure sul petrolio e tu puoi fare quello che vuoi.
Fermatevi, per carità. E si fermi innanzitutto il presidente della Regione toscana, Enrico Rossi, che in un delirante post di ieri sostiene che Siena non si è mai inginocchiata ed è capitale già di suo. A chi ci saremmo inginocchiati, noi? Ha fatto bene il sindaco di Latronico, Fausto De Maria, a rispondergli che Siena è bellissima e che l’umiltà, lo stare insieme farebbero bene all’Italia.
Quando si parla male del Sud, dovremmo ricordarci che non sempre siamo noi meridionali i responsabili. Provo a immaginare il percorso mentale che si fanno: ma lo immaginate Gianni Pittella che va… dove? Dove sarebbe dovuto andare? Dai commissari? Dai capi di governo? Dai suoi colleghi parlamentari? Da Napolitano? Per dire cosa? Guardate che c’è Matera in campo, un occhio di riguardo. E i commissari sarebbero venuti a Matera condizionati dalla raccomandazione, avrebbero trovato una città bella sì, pronta sì, ma insomma non tanto da vincere. Però, ce lo chiede Gianni! Il quale avrebbe pure fatto circolare in anticipo la notizia della vittoria, magari arrivata fino alla redazione del Quotidiano, che aveva pronta l’edizione straordinaria serale. Dio solo sa quanto lavoro eravamo pronti a cestinare in caso di sconfitta e quanta fatica è costato l’obiettivo a tutti i materani e a tutti i lucani. Solo una forte determinazione e la voglia di ribaltare il proprio destino ha trasformato la fatica in entusiasmo, la diffidenza in partecipazione, il lavoro in un gioco di squadra.
Se proprio devo dirla tutta, se Gianni Pittella racconta Matera e la Basilicata all’Europa, fa una cosa santa e giusta. Esattamente come sta succedendo a tutti noi in queste ore. Ho passato tutta la mattinata di ieri a telefono a rassicurare amici sparsi per il Sud: certo che vi accompagno, venite, vi aspetto. Questo deve succedere. Un’onda che si propaga e ingigantisce la voglia di esserci, innanzitutto il nostro Mezzogiorno, in uno scambio infinito. Belle e semplici le parole di Roberto Napoletano, direttore del Sole24ore di ieri, che già aveva scritto del miracolo di Matera. Meridionale di Napoli, partito da un giornale che stava in un sottoscala, dove anch’io sono nata professionalmente (a proposito, l’amministratore era un socialista, quindi magari Pittella se ne sarà ricordato, avrà frugato nella sua vecchia agenda per trovare un numero di telefono, avrà pressato per un endorsement), Napoletano racconta bene come la vittoria di Matera sia l’esempio di come possiamo farcela da soli.
Fare da soli non significa fare a meno di politiche pubbliche che sono non solo necessarie ma dovute e fondamentali. Quando però si raggiunge un risultato come questo la politica ha un ruolo di accompagnamento della programmazione, non di scelta. E, soprattutto, una dimensione così collettiva è patrimonio di tutti, sfugge a qualunque colore politico. Trovo, perciò, abbastanza inopportuno che il Pd di Matera (segretario cittadino e provinciale) abbiamo convocato per oggi all’Hotel San Domenico un incontro per festeggiare con il sindaco Adduce. Adduce ha già festeggiato, insieme a tutta la città, la sera della vittoria. Il 2019 dovrà essere una festa permanente, sorretta da strategie intelligenti e seria programmazione. Ma il valore fondante di questi anni, quello di una città accessibile, aperta e condivisa, non può ridursi al banchetto del Pd. Adduce è politico intelligente. E sa anche sorridere. Archivi questa cosa del Pd come un retaggio del passato, ma che non succeda più.

l.serino@luedi.it

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