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LA Basilicata felix non esiste più. Al suo posto c’è una regione in cui la mafiosità è piuttosto diffusa, anche se per stanarla serve l’azione incisiva delle Procure, che oggi non sanno raccogliere ed interpretare i segnali corretti provenienti dalle indagini.
E’ questo il messaggio di fondo, emerso ieri durante l’incontro pubblico organizzato dal Movimento 5 Stelle di Basilicata, che ha ospitato il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, il mantovano Luigi Gaetti. Secondo il senatore Vito Petrocelli, che ha aperto i lavori, «esistono delle vistose incongruenze -ha dichiarato al Quotidiano- tra le attività investigative e l’esito che ne danno le Procure, soprattutto quella di Matera; tanti episodi non vengono messi in relazione, perchè il magistrato non li interpreta». Il riferimento è anche al recente conflitto tra la Procura di Matera e la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, a cui nessun atto relativo a inquietanti episodi criminali è stato mai trasmesso. Un nodo che sembra stia sciogliendosi con il recente insediamento del procuratore Gay a Potenza e l’emanazione di protocolli, con cui si dispone che le forze dell’ordine di Matera informino, oltre la Procura competente, anche la Dda sulle indagini in corso.
Lo ha confermato Gaetti, stimolato proprio su questo tema. «Un recente studio del professor Dalla Chiesa de “La Sapienza” -ha spiegato il vice presidente della Commissione antimafia- evidenzia che al Nord almeno il 30% delle Procure sottovaluta sistematicamente il lavoro investigativo. Qui a Matera il procuratore Celestina Gravina, audita da noi insieme a Gay, ci ha detto di non aver segnalato particolari casi di criminalità, perchè non sfociati in significativi esiti processuali; impostata in questi termini, la questione potrebbe sembrare un cane che si morde la coda». Anche per questa ragione, Gaetti giudica positivamente il protocollo istituito da Gay, «perchè -ha detto- quattro occhi vedono sempre meglio di due». Il parlamentare ha anche sottolineato le similitudini tra Matera e la sua Mantova. «In questa provincia -ha ribadito- esistono due realtà da considerare: la costa jonica di transito tra due regioni, dove c’è un fenomeno diffuso legato allo spaccio ed al traffico di rifiuti; poi c’è Matera con il suo hinterland, dove esiste un fenomeno di colletti bianchi, tra appalti e usura. Per questo, oggi la Commissione supera la logica di sentire solo la parte istituzionale, interloquendo con i cittadini, come ho fatto stamane, valutando alcuni casi, e farò domattina, incontrando i ragazzi di Scanzano».
Una novità molto significativa, che lascia intendere il cambio di rotta, scaturito proprio dall’inerzia ravvisata nelle Procure di tutta Italia.
«Certo -spiega Gaetti- perchè abbiamo notato una certa superficialità diffusa, in quanto a Matera, ad esempio, la Procura spesso attende episodi clamorosi per muoversi, con procedimenti che si prescrivono, o non arrivano a nulla. Spesso tra corruzione e mafiosità il confine è molto labile. Nei prossimi mesi -ha sottolineato il vice presidente- potrebbero arrivare a sintesi importanti indagini e procedimenti penali, ora non posso dire altro perchè ci sono atti segretati, ma in primavera la Commissione antimafia tornerà qui per darne notizia.
Continuiamo a tenere i riflettori accesi -ha rimarcato il parlamentare- è importante il contributo dei cittadini con le loro segnalazioni».
Attualmente la Commissione lavora per step, dopo aver abbandonato la grande inchiesta sui rapporti Stato-mafia, soffermandosi su questioni più pregnanti, come le Relazioni sui beni confiscati alla mafia e sulla istituzione di una super Procura europea; la legislazione sui testimoni di giustizia da rivedere e il preoccupante connubio tra mafia e sport.
a.corrado@luedi.it
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