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E’ AL timone dell’Ater da tre mesi. Troppo pochi forse per fare un bilancio.
Ma Domenico Esposito, amministratore unico dell’ente, non è persona che sta con le mani in mano e in un lasso di tempo relativamente breve ha già le idee chiare sul futuro dell’agenzia provinciale.
Certo il compito non è facile. La crisi, infatti, non morde solo i cittadini (il “caso” di Potenza di mercoledì scorso è solo un esempio) ma anche un ente come l’Ater alle prese con affitti non pagati, contenziosi e un bilancio sempre più ristretto.
Del resto gestire sul territorio provinciale circa 6.000 alloggi di residenza popolare, a cui si aggiungono un migliaio di immobili commerciali non è cosa da poco. Di questo, ma anche di graduatorie sempre più lunghe, abusivismo, morosità degli inquilini, bilanci “in sofferenza”, ma anche possibili investimenti, ne abbiamo parlato proprio con Esposito.
Cominciamo con una domanda scomoda. A chi dice che la sua sia una nomina politica, cosa risponde?
«Ho partecipato a un regolare avviso pubblico. Avevo i requisiti giusti, il mio curriculum di amministratore parla chiaro in questo senso e chi mi ha scelto, ha ritenuto che fossi la persona giusta per questo ruolo. Ecco perchè sono qui».
Per chi non lo sapesse, ci spiega cosa fa l’Ater?
«Essenziamente si occupa di edilizia sociale. Quando parliamo di questo aspetto facciamo riferimento alla casa come bene di prima necessità che l’Ater concede a chi ne ha diritto a prezzi che tengono conto della condizione economica del richiedente. L’azienda persegue due obiettivi: quella di fare edilizia sovvenzionata e cioè le cosiddette case popolari, e poi fare edilizia agevolata, dare cioè la possibilità di acquistare l’immobile con costi abbattuti del 30/40 per cento rispetto ai prezzi di mercato».
Come viene stilata una graduatoria degli aventi diritto?
«Il Comune nel momento in cui si rende disponibile un alloggio o quando ne vengono costruiti di nuovi, pubblica un bando a cui possono accedervi persone con determinati requisiti. Il reddito è chiaramente quello che peserà di più nella graduatoria. Il Comune poi costituisce una commissione in cui sono presenti anche tecnici dell’Ater. I cittadini, in questa fase possono fare le osservazioni che ritengono più opportune. Queste verranno vagliate dalla commissione e valutate. Successivamente stila una prima graduatoria che ha carattere provvisorio. Questa poi viene mandata all’Ater che la controlla e la verifica prima di pubblicarla definitivamente. Qualora il cittadino ha da ridire, a questo punto può tranquillamente ricorrere al Tar. Una volta pubblicata, nessuno e ripeto nessuno ha il potere di cambiarla».
A Potenza, solo per avere un’idea, a quanto ammontano gli affitti per una casa popolare e quali sono le tipologie abitative?
«Gli affitti vanno da un minimo di 18 euro, a un massimo di 190 euro. La media è di 62,50 euro mensili. Per quanto concerne poi gli appartamenti, tengono conto del numero delle persone che devono abitarci e vanno da un minimo di circa 50 a un massimo di 110 metri quadri».
Quante sono attualmente le case popolari che gestisce l’Ater?
«Sono circa 6.000 alloggi a cui si aggiungono i locali adibiti al commercio che sono circa un migliaio. Ci sono poi diversi uffici in affitto uno dei quali è il palazzo dove attualmente è ubicata la sede dell’Inps in via Pretoria. Su questo mi permetto di aprire una parentesi che riguarda, penso, la città di Potenza. L’Inps ha disdetto il contratto di affitto perchè traslocherà in via del Gallitello. Capisce che per un ente come il nostro che ha un bilancio che si basa principalmente sulle entrate degli affitti, rinunciare a circa 400.000 euro all’anno, rappresenta un problema serio. Come è un problema, dal mio modesto punto di vista, che un altro grande attrattore per il centro storico viene meno. Parliamo di perdite anche per le attività commerciali della zona. Ho scritto una lettera/appello al dirigente regionale dell’Inps dando piena disponibilità a trovare soluzioni diverse dal trasferimento. Ripeto. Dal mio punto di vista non è solo un problema che riguarda l’Ater, ma è una questione che investe anche il borgo antico del capoluogo».
Ha accennato a problemi relativi al bilancio. Ci chiarisce questo aspetto?
«Purtroppo negli ultimi anni, vuoi anche per la crisi, sono aumentati in maniera esponenziale i casi di morosità. Il bilancio strutturale è in forte sofferenza e il problema è dovuto principalmente al mancato pagamento degli affitti. Un aspetto che riguarda sia gli appartamenti che le attività commerciali. Casi di morosità si registrano anche tra chi ha riscattato il bene e non riesce a pagare. Insomma la situazione non è delle migliori».
A quanto ammonterebbe questo ammanco all’anno?
«Dovremmo incassare circa 6 milioni all’anno. Ne incassiamo dai 4 ai 4,5 milioni. Più di un milione e mezzo di euro non riusciamo a riscuoterlo. Negli anni poi la morosità complessiva è arrivata a circa 20 milioni di euro. Una cifra considerevole che può pregiudicare gli investimenti per l’edilizia popolare».
E’ solo colpa della crisi?
«Molte persone oggettivamente non possono pagare. Ma ci sono anche i “furbetti” che decidono di non pagare. Quest’ultimo dato fa pensare perchè il più delle volte parliamo di affitti davvero bassi».
Quali sono le conseguenze di questa situazione?
«Questo problema ricade principalmente sulle persone serie e oneste. Il mancato incasso, infatti, si ripercuote su quegli alloggi, il cui affitto magari viene regolarmente corrisposto, che hanno bisogno di manutenzione».
C’è poi il problema dell’abusivismo…
«Contiamo circa 400 casi in tutta la provincia. La maggior parte sono concentrati nei grandi centri, Potenza in particolare. Certo molte di queste situazioni nascondono problemi economici. Ma mi permetto di fare un appello: se qualcuno pensa di entrare abusivamente in un alloggio per non uscirsene più, si sbaglia di grosso. E’ mia intenzione recuperare la legalità. Perchè chi occupa abusivamente un alloggio, lo toglie a un avente diritto. Chiaramente mi rivolgo principalmente a chi ha un esercizio commerciale e a chi si può permettere un affitto».
Insomma è solo da pochi mesi alla guida dell’agenzia, ma le gatte da pelare sono davvero tante…
«Mi sento come un pugile che appena è salito sul ring ha ricevuto due ganci alla faccia. Alla mancanza di entrate come il caso dell’Inps e la morosità di diversi inquilini, se ne è aggiunto un altro relativamente recente. Come ente proprietario dobbiamo pagare una percentuale che va dal 70 al 90 per cento della Tasi. La prima rata è di 250.000 euro. L’altra dello stesso importo andrà saldata entro dicembre. Nonostante siano alloggi sociali, l’Ater non è stata esentata dal pagarla. Quindi se aggiungiamo questo ulteriore mezzo milione di euro da pagare, ai 400.000 euro dell’Inps e al milione e mezzo per le morosità, si capisce quanto il bilancio dell’ente sia, anche in prospettiva, in forte tensione. Nonostante questo, a fine mese ci accingiamo ad approvarlo con enormi sacrifici».
Abbiamo parlato di problemi. Ma in cantiere ci sono investimenti?
«Assolutamente sì. Nonostante tutto, l’Ater deve adempiere a quella che è la sua missione. Tutto ciò che l’azienda vende e parliamo di cifre che si aggirano tra il milione e mezzo e due milioni è reinvestito in progetti di edilizia sovvenzionata. Stiamo per consegnare a Bucaletto un centinaio di alloggi. C’è una quota riservata a chi vive nei prefabbricati i quali saranno abbattuti una volta che la famiglia si sarà trasferita nel nuovo alloggio. Un esempio di sinergia tra Ater e comune. Ma le consegne non si fermeranno solo al capoluogo. Una ventina saranno dati a Pignola. Da poco ne abbiamo consegnati 12 a Corleto. Poi c’è un piano strategico per nuovi investimenti. Ho preparato una relazione che inoltrerò alla Regione in cui chiedo un aiuto in termini di finanziamento.
L’amministrazione regionale dovrebbe sostenere l’edilizia popolare non tanto per l’Ater, ma per le persone che hanno bisogno e per quelle imprese che ruotano attorno all’edilizia popolare. Sarebbe per loro anche una boccata di ossigeno. Se ce ne sarà data la possibilità, la nostra struttura è pronta».
Molti degli alloggi consegnati negli anni scorsi, presentano oggettivamente delle criticità. Sono previsti interventi per ristrutturarli?
«Su 6.000 appartamenti, circa 600 hanno bisogno di interventi urgenti. Abbiamo fatto un piano per riattarli. Abbiamo chiesto alla Regione un contributo che ci permetterebbe di recuperarli da un punto di vista strutturale, con benefici non solo per l’ente ma soprattutto per chi ha bisogno di un alloggio».
Un elenco degli interventi previsti per il 2015?
«Per il prossimo anno abbiamo un piano di investimento di circa 9 milioni di euro che vedrà la costruzione 12 alloggi nel comune di Lagonegro, i primi 12 dei 123 abbattuti nel comune di Melfi, 36 su 56 appartamenti a Malvaccaro. Abbiamo inoltre previsto anche opere di urbanizzazione a Bucaletto. Non daremo solo le case, ma cerceremo di intervenire anche sull’intera area con opere di abbellimento».
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