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POTENZA – Affidamenti sospetti nel settore della formazione a una ditta amica da parte del Consiglio nazionale degli ingegneri.

 E’ questa l’accusa contenuta in una mail inviata al Quotidiano ieri mattina da un sedicente «Giuseppe Francioso». Ma a stretto giro replica Michele Lapenna, ex presidente dell’Ordine di Potenza, che oggi siede proprio nel Consiglio nazionale: «Tutto regolare. Non c’è niente da nascondere». Poi dal file salta fuori il nome dei possibili autori dell’esposto senza firma: «Domenico Mannelli», come un ingegnere iscritto all’albo di Potenza che organizza proprio corsi di formazione; e tale «Carmine» che avrebbe modificato il file poco prima del suo invio in redazione. Solo che Mannelli, interpellato, cade dalle nuvole, e prende le distanze dal contenuto della mail. Mentre su «Carmine» non aggiunge una parola. 

Ha il sapore di farsa l’«ingegneropoli» lucana, così ribattezzata da «Giuseppe Francioso», alias «Domenico Mannelli», alias «Carmine» (senza cognome).

Al centro ci sono i soldi per «l’istituzione della “Scuola superiore di formazione professionale per l’ingegneria” sotto forma di associazione senza fini di lucro con sede a Roma». Come racconta l’anonimo autore della denuncia recapitata ieri mattina ad Alfonso Pecoraro, capo-redattore di via Nazario Sauro.

Un giro di denaro su cui sono in tanti ad aver messo gli occhi, e non solo tra gli ingegneri, dall’introduzione dell’«obbligo per centinaia di migliaia di professionisti di fare ogni anno decine e decine di ore di aggiornamento per potere rimanere iscritti all’albo professionale a causa della nuova riforma delle professioni varata dal Governo ed entrata in vigore il 14 agosto 2012».

Pietra dello scandalo sarebbero due affidamenti, o meglio un affidamento e una convenzione con la Sanità futura, una ditta di servizi con sede a Roma diretta da un’ingegnere romano ma iscritto all’albo di Potenza: Walter Di Legge, che di recente ha allargato il suo settore d’attività. Di qui l’intreccio con Lapenna e il suo successore a capo dell’Ordine del capoluogo lucano, Egidio Comodo, a cui Di Legge risulta “legato” da un rapporto di frequentazione, come riconosciuto dallo stesso Lapenna.

Di qui a parlare di conflitti d’interesse ce ne passa, anche perché a decidere gli affidamenti non sarebbe stato Comodo ma la Scuola superiore di formazione professionale per l’ingegneria con il Consiglio nazionale dell’Ordine. Lapenna inoltre sostiene che la convenzione per la realizzazione di un portale di vendite online riservato agli iscritti sia stata stipulata a costo 0, mentre quella «per gestire anche l’accreditamento della formazione sul portale https://www.formazionecni.it/» preveda il pagamento di un tot a iscritto con una clausola che prevede il ricorso a una gara nel caso in cui il valore delle prestazioni superi la soglia massima per gli affidamenti diretti.

E Mannelli? Di fronte all’esposto che si conclude giudicando «opportuno che la pubblicazione delle delibere e dei redditi dei dirigenti  fosse resa obbligatoria in tutte le ramificazioni della pubblica amministrazione, senza attendere l’intervento della Procura della Repubblica» sembra interdetto. 

«Ho letto il documento inviatomi e, a dire il vero, non l’ho neanche capito completamente in quanto a tratti mi appare un po’ confuso». Ha replicato al Quotidiano a proposito del suo contenuto, di «Carmine» e «Giuseppe Francioso».

«Non saprei cosa dirvi in merito nè perchè sia stato inserito  il mio nome nelle proprietà del file». Spiega Mannelli. «Sicuramente non mi riconosco nel file nè nel merito nè nel metodo e chi mi conosce sa che ho l’abitudine di essere magari poco diplomatico ma sempre franco e responsabile».

Il corvo è una cosa. La papera un’altra.

l.amato@luedi.it

 

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