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EDOARDO Petagna, nella sua relazione, ha parlato della storia del sito di Rotondella, ponendo l’accendo su quanto sta facendo l’azienda per mettere in sicurezza l’area. Chiaramente ha parlato con dovizia di particolari anche sullo stato dell’arte in merito alla rimozione del cosiddetto “monolite” il contenitore, cioè, dei rifiuti radioattivi. Il deposito interrato – ha spiegato – è stato realizzato nei primi anni ‘ 70 e la struttura è costituita dal “monolite” in calcestruzzo per una profondità di 6,2 metri. I rifiuti radioattivi, confezionati in fusti del tipo petrolifero da 220 litri, sono stati inglobati in malta cementizia, disposti su 5 livelli in 20 celle. I lavori per la rimozione sono iniziati il 25 giugno 2012 e prevedono nell’ordine: progettazione esecutiva degli interventi di taglio e sollevamento dei pozzi; taglio del monolite in 4 parti verticali, rimozione e stoccaggio temporaneo in sicurezza in un deposito temporaneo del sito in attesa del trasferimento al Deposito Nazionale; bonifica dell’area e suo rilascio per la realizzazione dell’impianto di solidificazione del prodotto finito. «Attualmente – ha spiegato Petagna nella sua relazione i lavori sono in corso, è stato scoperto oltre il 50 per cento del monolite e sono state montate le travi di sostegno (milestone aziendale per il 2014)». Buona parte della sua relazione si è concentrata sui fatti del 21 agosto del 2014 quando cioè: «si è verificato un percolamento di liquido radioattivo proveniente dall’interno del monolite . L’evento non ha determinato alcuna conseguenza radiologica per lavoratori, popolazione e ambiente, ed è stato notificato ad Ispra». «Il percolamento – è spiegato nella relazione – è stato circoscritto all’area adiacente alla parete esterna del monolite, ad una profondità di circa 4 metri dalla sommità della struttura, interessando una limitata area di terreno sottostante, pari a circa 2 metri quadrati . Sono state prontamente attuate tutte le misura di sicurezza necessarie e si è provveduto alla sigillatura della zona di percolamento e di immediato avvio dei lavori di rimozione del terreno interessato e di raccolta di campioni del liquido fuoriuscito e del terreno stesso». Dopo i fatti del 21 agosto e la successiva comunicazione all’Ispra, l’autorità di controllo svolge un’ispezione il 27 agosto scorso insieme ai tecnici di Arpab con l’acquisizione di una serie di campioni di terreno e liquido per procedere a successive misure radiometriche presso i loro laboratori .
«Gli ispettori – è scritto nella relazione di Petagna – hanno preso atto che Sogin aveva già posto in essere azioni di sigillatura nel punto di fuoriuscita dei liquido e di bonifica del terreno contaminato . Sul sito isprambiente.gov.it è disponibile l’informativa sull’ispezione straordinaria presso l’impianto Itrec, in cui si rileva che «le misure effettuate su campioni dell’acqua di falda e sulle vie di rilascio degli aeriformi non hanno evidenziato anomalie . Sulla base delle informazioni acquisite l’evento non ha determinato conseguenze radiologiche sulla popolazione, sull’ambiente e sui lavoratori». Su questo e su molte altre questioni, gli ambientalisti presenti hanno sollevato più di qualche dubbio.
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