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POTENZA – Fino a qualche tempo fa era considerata solo un’indiscrezione ma per “Automotive News Europe” è ormai notizia certa: la Fiat Punto esce di scena.
La macchina dei record dello stabilimento Sata di Melfi a fine 2015 andrà in pensione.
A sostituirla, dal 2016, sarà una 500 a 5 porte. Il suo nome dovrebbe essere “500 Plus” e sarà prodotta in Polonia a Tichy da dove oggi escono la 500 e la Ford Ka.
Sempre secondo l’autorevole rivista di automotive, Fca per adeguare l’impianto Polacco (Ford non ha rinnovato l’impegno a continuare la co-produzione della Ka) è pronta ad investire oltre 800 milioni di dollari.
L’auto che prenderà il posto della Punto, dunque, farà parte dell’affermato brand 500. Sarà costruita sulla piattaforma “small wide” (come Renegade e 500x) e avrà dimensioni che sono a metà tra la 500 classica e la 500L.
La strategia di Fca è ormai chiara: puntare su un segmento B semi-premium garantisce migliori margini di guadagno e un mercato più ampio. Questo spiega il perché per anni si è rinviata la nascita dell’erede della Punto nonostante, con 8,7 milioni esemplari veduti fino ad oggi, sia uno dei più grandi successi della storia del Lingotto.
Al momento le concorrenti sono tutte rinnovate e stanno ottenendo buoni riscontri dal mercato: Volkswagen con la Polo, Ford con la Fiesta, Peugeot con la 208 e Renault con la Clio. In questo segmento la Fiesta è prima con circa 300mila unità vendute nel 2013. Numeri troppo superiori rispetto alle 118mila unità di Punto vendute lo scorso anno e un calo di oltre il 20% rispetto al 2012.
E adesso il tema è uno: quando la Punto sarà ritirata dal mercato basteranno la Renegade e la 500x per mantenere, tra Sata e indotto, almeno i livelli occupazionali attuali?
La risposta è tanto semplice da individuare quanto difficile da realizzare: o si riesce ad ottenere un’altra macchina della stessa piattaforma della Punto, da assemblare al suo posto, oppure bisogna sperare che Renegade e 500x vendano a tal punto da saturare la linea sulla quale vengono realizzate, ma questo implicherebbe un’organizzazione del lavoro basata su 18/21 turni settimanali mai amati dai lavoratori.
Perché nello stabilimento Sata oggi funzionano due linee produttive: quella appena rinnovata, capace di produrre contemporaneamente anche 4 diverse autovetture (max 1.200 al giorno) della nuova piattaforma “small wide” (la Jeep Renegade e la 500x) e la seconda, di vecchia generazione (Piattaforma B), dove si assembla, ormai con i volumi in forte discesa (oggi 360 al giorno), la Punto.
Di Renegade se ne stanno producendo 200 al giorno su due turni, ma il Suv a marchio Jeep sta piacendo molto e già per ottobre si prevedere l’aggiunta di un terzo turno quotidiano quindi un incremento di 100 vetture. Intanto la 500x scalda i motori. Il city suv Fiat sarà presentato tra pochi giorni e a breve si andrà ad aggiungere alle produzioni in corso.
Però come ha dichiarato all’Ansa l’ad di Fiat/Chrysler per l’America Latina, Cledorvino Belini, la Renegade sarà prodotta (per le Americhe) anche nella nuova e modernissima fabbrica Fca brasiliana di Goiana, nello stato del Pernambuco, che aprirà i battenti entro la fine dell’anno. Probabilmente lo stesso accadrà anche per la 500x.
E questo riduce al minimo le speranze di ottenere grandi volumi a Melfi.
Dunque, la strada più agevole da percorrere è quella di impegnarsi da subito per convincere Marchionne a portare una nuova vettura in Basilicata, meglio se della Piattaforma B (come Alfa Mito, Ypsilon ecc.), da produrre cioè sulla linea che la Punto lascerà completamente inoperosa a fine 2015.
Ma come fare?
Le leve da mettere in campo sono quelle che anche altri territori stanno provando ad utilizzare: riduzione della bolletta energetica, dell’Irap e dei costi di insediamento (la Tarsu e Imu su tutte) ma anche voucher di ricerca, tutte opzioni che rientrano nell’arsenale di cui la Basilicata è dotata, e anche in numero maggiore rispetto ad altre realtà.
Quello che manca, a questo punto, sono: strategia unitaria (comuni e Asi compresi) e volontà di agire.
*www.basilicatapost.it
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