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LA comunità materana ha reso omaggio ieri mattina ai suoi martiri, onorandone la memoria e traendo il monito per difendere la libertà acquisita, anche grazie a loro sacrificio
La strage di Matera fu firmata dai nazisti e compiuta durante l’insurrezione della città avvenuta il 21 settembre 1943, in cui persero la vita 24 persone, di cui 16 cittadini materani. Matera fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il Nazifascismo, grazie al coraggio di tante persone che lottarono e diedero la propria vita in nome della libertà.
Dopo la deposizione di corone di alloro al cippo di via Lucana, alla lapide di via Cappelluti e in via Lucana (ex sede società elettrica), il corteo istituzionale ha raggiunto la chiesa di San Francesco d’Assisi per assistere alla Santa Messa celebrata da monsignor Salvatore Ligorio.
Al termine della celebrazione eucaristica, le autorità e le Associazioni combattentistiche e d’Arma si sono riunite in piazza Vittorio Veneto, dove hanno avuto luogo gli onori al rappresentante del Governo, il prefetto Luigi Pizzi, e la deposizione di corone di alloro al Monumento ai Caduti. Sono seguiti gli interventi di Angelo Tataranno, presidente della sezione materana dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), del presidente della Provincia di Matera Franco Stella, del presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza, del sindaco di Matera Salvatore Adduce e del vice Ministro dell’Interno Filippo Bubbico.
«Oggi –ha detto Stella- ricorre il 71° anniversario della liberazione dal Nazismo; una data che scuote le coscienze di un popolo che assiste, impotente, al dilagare di fenomeni oppressivi nel mondo. Sono tanti i testimoni di quella battaglia chiamata democrazia e credo ancora che ricordare non sia retorica, ma prospettiva e capacità di costruire solide fondamenta per il presente e il futuro».
La dignità della persona, il rispetto, la convivenza civile sono i valori che noi tutti siamo chiamati a difendere e a coltivare diventando testimoni della memoria. «La memoria –ha detto Lacorazza- alimenta la cultura, irrobustisce un senso di marcia di una comunità verso il futuro; essere capitale, guida e riferimento significa che i valori, che costituiscono una identità e uno scrigno da preservare, possono essere conosciuti e contaminare tutti coloro che ne entreranno in contatto». Non è fuori luogo continuare ad interrogarsi su cosa realmente accadde a Matera il 21 settembre 1943. «E’ una domanda a cui sono chiamati a rispondere soprattutto gli storici, ai quali chiediamo di non smettere di indagare e di ricercare. Lo ha affermato il sindaco Adduce, evidenziando come coltivare il ricordo, alimentare la memoria non abbia nulla a che fare con il rancore, perché l’esercizio della memoria per noi deve costituire un costante monito a prevenire le cause che portano all’orrore della violenza, della barbarie, della guerra. «Dei morti del 21 settembre – ha proseguito- si è parlato spesso come di eroi di una inconsapevole resistenza che in quegli anni avrebbe divampato in tutta Italia e in buona parte d’Europa contro il fascismo e il nazismo. Nel centenario della prima guerra mondiale, anche il 21 settembre deve costituire per ciascuno di noi un momento di riflessione profonda».
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