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POTENZA – Sono tornati di nuovo tutti sul palco, i soliti protagonisti dell’ennesima tragicommedia del Partito democratico lucano, molti dei quali alla ricerca del posto migliore sulla scena. Lo spettacolo non è dei migliori, abbondano le interpretazioni contradditorie e schizofreniche. Tanto da apparire spesso poco credibili.

Si fa fatica a seguirne i passaggi. E a metà dell’opera, anche allo spettatore più attento viene da chiedersi: chi sta con chi. Il copione è quello di una commedia degli equivoci. Trama vuole che siano lì accorsi al capezzale del malato che in questo caso sarebbe la Basilicata, così vulnerabile rispetto ai tentativi di aggressione da parte dello Stato. Ma per lo più si muovono tra passi falsi e imbarazzo. L’effetto è che non si capisce bene se siano lì per somministrare la cura migliore, e solo per guadagnarsi un posto di rilievo.

Stiamo agli ultimi accadimenti. Il governatore Pittella che fino a qualche giorno prima si era detto pronto a guidare la protesta per la Basilicata, in conferenza stampa si dice soddisfatto perché il risultato è stato raggiunto: royalty del petrolio fuori dal patto di stabilità. E’ lo stesso ferro caldo su cui fino a qualche settimana prima ha battuto anche il presidente del Consiglio, Piero Lacorazza. Che, però, oggi dice: “Non c’è prezzo che valga la consegna della Basilicata”.

Il riferimento è all’articolo del decreto che espropria la regione dai procedimenti che riguardano le valutazioni ambientali.

E’ lo stesso punto su cui sempre Pittella ha annunciato la volontà di fare ricorso. Auspicando un iter parlamentare in sede di conversione del decreto che raddrizzi il tiro. Più o meno la stessa posizione ribadita da Luongo e il capogruppo Cifarelli che  ufficialmente sembrano parlare di un sostegno alla linea del governatore. Con i dovuti distinguo, però.  Prima dell’eventuale ricorso battono perché la Basilicata porti le sue ragioni in Conferenza delle Regioni, per costruire una posizione condivisa. Una linea evidentemente troppo debole per il deputato Folino che prende le  distanze dal partito di Renzi e del segretario regionale che ha appena eletto al congresso e si autosospende dal partito con cui è stato eletto in Parlamento. Gli porge la mano l’ormai ex avversario storico, il sottosegretario De Filippo. Ha contribuito alla stesura finale del decreto. Ma ora definisce quelle del parlamentare «giuste preoccupazioni». Tanto da dire: «Non possiamo lasciarlo solo». Cosa significhi questo in termini pratici non è dato sapere. Per ora Folino rimane l’unico autosospeso. E quando Luongo gli chiede di ripensarci, con un sofismo trasforma il sostegno al presidente del primo comunicato diventa impegno per una generica Regione.

Non commenta il gesto di Folino, il suo maggiore alleato, il viceministro Bubbico. Che insieme al parlamentare condivide la critica all’esito della trattativa lucana sul petrolio, chiusa dal Governo di cui egli stesso fa parte. Pochissime parole arrivano dal capogruppo Speranza, che si è guardato bene dal commentare lo “Sblocca energia”. Ora, rispetto alla questione Folino commenta: «Sono sicuro che saremo tutti uniti nell’iter parlamentare». Ma non si capisce bene come, visto che Folino ha annunciato il voto contrario ai provvedimenti che ci riguardano da vicino, a meno di sostanziali cambiamenti. Ed è davvero improbabile che Speranza, nella carica di capogruppo Pd, si metta a interpretare il ruolo di paladino delle ragioni lucani lucane.

Il senatore Margiotta, che si è schierato da subito senza se e senza ma sulle posizioni del governatore Pittella, da qualche giorno sembra sentirsi legittimato a stare nei panni dell’esterno. E ora “minaccia” di tirar fuori i teatrini del partito, all’assemblea cittadina.

I delegati dell’ex candidato alla segreteria regionale, Dino Paradiso, con posizioni che grosso modo ricalcano quelle del presidente Lacorazza, sembrano ora stare con Folino. L’altro ex candidato, Luca Braia, parla a titolo personale mandando a dire a Folino che «nessuno può chiamarsi indietro». Ma lo fa con un commento che sembra meno vicino del solito alle posizioni del governatore Pittella. Tanto da dire: «Basta a gladiatori solitari».

«Giorni di ordinaria  e diffusa follia», commenta Margiotta su twitter. Ai democratici lucani l’avviso:  a spettacolo finito, il rischio è che in sala non sia rimasto più nessuno a guardarli.

m.labanca@luedi.it

 

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