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MARCONIA – La storia infinita delle lottizzazioni pubbliche di Marconia va a finire innanzi al Difensore civico regionale.
A coinvolgere questa figura, che ha mandato di tutelare i cittadini in relazione a quelle azioni della pubblica amministrazione ritenute irregolari, con l’obiettivo di porsi come punto di incontro fra questi enti ed i cittadini stessi, è stato il Comitato “Lottizzazione di iniziativa pubblica 1975” di Marconia che ha chiesto un incontro e un intervento al dottor Aprea Catello, dopo averlo messo al corrente delle intricate vicende inerenti le famose zone C1, C2 e C3.
«La maggior parte dei cittadini –ha spiegato il presidente del Comitato, Salvatore Romano in relazione ai circa 500 aventi diritto- sono proprietari dei lotti dal 1974 e dal Piano regolatore all’epoca, vigente in zona, risultavano edificabili e di nuova espansione. In tale zona il Piano regolatore prevedeva come strumento attuativo un Piano di lottizzazione. I terreni, quindi, risultavano edificabili ma privi di qualsiasi opera di urbanizzazione primaria e secondaria. Romano ricorda che per venire incontro alle esigenze abitative ed economiche dei proprietari di tali terreni, il Comune di Pisticci, con delibera di consiglio del 1974, riconoscendo innanzitutto la edificabilità del terreno, accettò in donazione quelle aree destinate dal Piano regolatore, a strade, piazze, verde pubblico.
In delibera, peraltro, l’ente assunse “formale impegno di provvedere direttamente alla realizzazione di tutte le opere di urbanizzazione primarie e secondarie, nelle zone lottizzate e di esonerare conseguentemente le persone o gruppi di persone da qualsiasi onere derivante dalla esecuzione di tali lavori…”.
Accettate le aree, il Comune pese impegno di urbanizzarle. «I terreni –fa notare Romano- dopo la effettiva urbanizzazione, sarebbero diventati materialmente edificabili, previo rilascio di concessione edilizia singola».
I cittadini cedettero gratuitamente le aree di loro proprietà, già destinate dal Piano regolatore ad infrastrutture pubbliche, facendo redigere i necessari frazionamenti, poi “approvati dall’Ufficio del Catasto di Matera e dall’Ufficio Tecnico del Comune di Pisticci” e donati tecnicamente al Comune nel 1974”. Il frazionamento –scrive Romano al Difensore civico- individua, quindi, in maniera inequivocabile le aree pubbliche e conseguentemente le aree edificabili».
Di conseguenza, peraltro, vengono alienati diversi lotti edificabili, mentre «con il passare degli anni, in attesa delle opere di urbanizzazione, nella zona viene a crearsi di fatto sulla base della planimetria accettata dal Comune, una viabilità di accesso ai lotti».
Continuano a mancare, tuttavia, le urbanizzazioni primarie. «Sono trascorsi circa 40 anni –lamenta Romano- ma non sono mai state realizzate, se non in parte, nonostante noi abbiamo ottemperato tempestivamente alla nostra obbligazione contenuta nella delibera, cedendo i terreni gratuitamente al Comune, che li ha accettati, e ne risulta ingiustamente proprietario, o meglio inadempiente.
Al danno poi si aggiunge la beffa: per i terreni, risultando ancora oggi edificabili, paghiamo il tributo 660 (Consorzio di Bonifica) come edificabili; inoltre, all’Agenzia delle entrate, risultando lotti edificabili, nelle vendite, o donazioni o successioni i pagamenti delle tasse sono legati al valore dato come terreni edificabili».
Proprio nel tentativo di venire a capo di queste contraddizioni ed evitare che i cittadini continuino ad essere tenuti ad una serie di adempimenti per un diritto, che di fatto non si concretizza, il Comitato ha chiesto l’intervento del Difensore civico regionale.
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