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MARATEA – Una valanga di perizie e ricorsi per dimostrare che la contestatissima centrale idroelettrica di Maratea non è in effetti un progetto di ristrutturazione, ma una costruzione quasi del tutto ex novo, peraltro in una zona geologicamente non studiata in tutta la sua completezza. Una cosa alquanto particolare per un territorio come Maratea che è soggetto a frane e smottamenti ben note. E a dimostrare il fatto che nell’alveo del torrente Fiumicello non si sta lavorando per una ristrutturazione sono due note della Soprintendenza della provincia di Potenza, in relazione a due distinti sopralluoghi effettuati l’8 maggio del 2013 e il 30 giugno del 2014.
Nella prima il soprintendente Francesco Canestrini scrive nero su bianco che “L’intervento è stato definito in fase progettuale intervento di ristrutturazione di un impianto già esistente […] invece, così come verificato in sede di sopralluogo congiunto del 26 marzo 2013, consiste nella realizzazione di un nuovo impianto che, solo nella parte iniziale, “ristruttura” l’opera già esistente ma per il restante percorso costituisce manufatto di nuova edificazione che segue un tracciato del tutto differente da quello precedente”.
Un primo punto, quindi, riguarda la modifica del tracciato delle tubature di scarico dell’acqua del torrente in uscita dalla turbina. Le stesse che attualmetne sono in fase di posa e che hanno scatenato le proteste degli ultimi giorni dopo il “silenzio” della stagione estiva. Ma c’è di più in quella nota della Soprintendenza. All’interno del piano paesistico Maratea – Trecchina – Rivello era prevista la redazione di un cosiddetto “piano esecutivo d’ambito” per quanto riguarda la zona di Fiumicello, piano che non è stato mai redatto.
Detto questo “si chiede – scrive la Soprintendenza – di verificare se le prescrizioni consentono o meno la realizzazione del progetto in esame o se esso debba essere sospeso in attesa della redazione del suddetto piano esecutivo”. Un piano, per essere più chiari, che prevede soprattutto studi di compatibilità sui terreni dove si sta costruendo la centrale.
LO “STATO DI DEGRADO” – C’è poi un’altra nota, quella del 30 giugno 2014, sempre a firma del Soprintendente Canestrini che sostanzialmente conferma quello che è stato scritto pochi giorni fa sul Quotidiano. Nel sopralluogo di giugno è stato rilevato “uno stato generale di degrado con cumulo di materiali di risulta in alveo, l’asportazione di elementi in ferro, paratia e chiavi di chiusura dell’opera di presa preesistente nonché l’asportazione di blocchi in pietra”.
Dunque la richiesta al Comune di Maratea di “verificare con urgenza la compatibilità di quanto realizzato fino ad oggi con il progetto assentito. In caso le opere fossero discordanti con il progetto o realizzate con materiali e tecniche improprie e dannose per il contesto tutelato si chiede la sospensione dei lavori ed il ripristino dello stato dei luoghi soggetti a tutela”. Dunque un dietrofront della Soprintendenza, che in sede di approvazione del progetto nella conferenza dei servizi non aveva mosso chissà quali obiezioni ai lavori nell’alveo.
COSA STA ACCADENDO – Le foto che pubblichiamo raccontano lo stato dei lavori due giorni fa. Sono scattate dal proprietario del lido Le Pergole, Mario De Filippo, che è la guida del comitato contro la centrale e il presidente dell’associazione balneari di Maratea. Il contrasto è impressionante: le acque cristalline di Fiumicello sono letteralmente “inondate” da un’enorme macchia marrone. Sono i residui della terra che si sta smuovendo nell’alveo del fiume e che puntualmente finisce in mare. La causa sta nella pioggia che ovviamente ha smosso il terriccio già lavorato a bordo del torrente “Quali i danni possibili all’ecosistema marino della Baia di Fiumicello? – si chiede De Filippo – In primo luogo bisogna far comprendere a chi durante le interviste ha sempre asserito che è un fenomeno transitorio che il materiale in sospensione di piccolissimo diametro non svanisce nel nulla, ma essendo più pesante dell’acqua si deposita sul fondale per poi ritornare in sospensione durante le mareggiate, ma la cosa più preoccupante è che il materiale si deposita sulle praterie di posidonia presenti in tutta la Baia di Fiumicello come ben riportato sul bellissimo studio del Cnr effettuato per gli studi preliminari per l’istituzione della riserva marina della costa di Maratea.
Le praterie di posidonia servono come nursery per le specie marine durante la riproduzione. Ecco quindi il primo danno ambientale che si sta verificando. Ma ricordiamo pure che la stagione balneare si conclude come da Ordinanza del Presidente della Regione non prima del 30 settembre e che la semplice logica dovrebbe far capire che non è possibile lavorare sporcando le acque del mare con i turisti in spiaggia”.
v.panettieri@luedi.it
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