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«LA matematica non è altro che un modo diverso di vedere le cose. C’è una matematica nascosta in ogni cosa che facciamo nella vita di tutti i giorni. Basti pensare a quando dobbiamo mettere le valige nel portabagagli: è un questione di metodo».
Giuseppe Guarino è un matematico di formazione, ma si può dire che la matematica per lui è uno stile di vita. Si è laureato all’Università della Basilicata e ha conseguito un master a Roma in Codice e crittografia, che gli ha permesso di applicare la scienza nell’informatica e di farne una professione. Da circa 12 anni lavora nel settore informatico presso l’azienda sanitaria locale e per un bel po’ ha insegnato all’Università Cattolica presso la sede distaccata di Moliterno.
È proprio nelle aule che arriva l’intuizione: «Vedevo molti giovani bravissimi nell’usare la tecnologia moderna, ma dei veri e propri imbranati nella vita quotidiana, manca la manualità».
Maneggiare, incastrare, costruire, montare, smontare, ricostruire forse ha apparentemente poco a che fare con polinomi ed equazioni ma sono l’atto concreto con cui i numeri prendono forma. Nasce così ParImpari, l’associazione che promuove la “cultura” matematica attraverso il gioco. Bilie, triangoli, mattoncini, palline, labirinti e scacchi sono solo alcuni degli strumenti. A volte, poi, basta solo una penna e un foglio di carta. L’associazione partecipa a eventi di piazza, organizza dei tornei e da tre anni è riuscita a mettere piede nelle scuole con il progetto “La palestra di Archimede”.
«La prima battuta che faccio entrando in classe è: avete portato le scarpette? E tutti che rispondono no, perché? E da lì la spiegazione di ciò che vogliamo fare, cioè allenare la mente».
Per Giuseppe, dunque, la matematica è questione di allenamento. «Non bisogna aver paura. Ma provare e riprovare. Certo, c’è chi arriva prima. Chi è brillante. Ma non è questo il punto. Non è importante il risultato ma il ragionamento. La matematica aiuta a ragionare». Niente scuse, dunque, anche per quegli adulti che dicono di non essere portati.
«L’ho visto con i miei genitori. All’inizio erano impacciati. Adesso mio padre non riesce a stare senza sudoko e mia madre non va a letto senza fare uno dei miei giochini, come dice lei. E il risvolto pratico c’è ed è evidente, anche nel ricordare un numero di telefono».
Esiste inoltre un aspetto ancora molto più pratico e che le scuole purtroppo sottovalutano: i quiz. Dall’università alla post formazione accademica, gli esami e i concorsi sono pieni zeppi di giochi logico-matematici. Ecco quindi un modo per arrivare preparati, «nei quiz – precisa Giuseppe – come nella vita, perché si impara a risolvere il problema al di fuori della scatola che lo trattiene, guardando da altre angolazioni elasticizzando la mente».
Sarebbe bene, dunque, affiancare alle attività didattiche alcune extrascolastiche che mirino proprio a questo, attraverso il gioco. E lo si può fare, secondo Giuseppe, anche intrecciando più discipline: la matematica e l’arte, la musica, il teatro, la natura. Da qui la possibilità di creare anche nuova occupazione «senza necessariamente aver seguito un percorso formativo scientifico. Con me, per esempio, collaborano una ragazza laureata in scienze politiche e una in biotecnologie. Alcune attività nelle scuole, inoltre, sono state realizzate con degli studenti del liceo psicopedagogico che hanno usato questa esperienza come tirocinio scolastico, acquisendo dei crediti formativi».
La palestra di Archimede vedrà allenarsi quest’anno circa 1000 studenti di una dozzina di scuole in tutto. Per Giuseppe la matematica è divertimento, svago, volontariato, obiettivo: «Ciò che tiene unita l’associazione, e mi piace spesso dirlo, è la volontà di credere che lo sviluppo del nostro territorio si costruisce partendo dalla conoscenza».
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