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NON è un canto del cigno, ma un invito a passare alla fase concreta, operativa perchè il tempo delle riflessioni è finito.
Franco Coppola, segretario generale della Uil passa al setaccio i temi più caldi dell’autunno in arrivo.
A cominciare dalle royalties del petrolio, legate al futuro della Valbasento.
«Ci vuole un disegno preciso, che a noi manca. Se abbiamo la forza a livello istituzionale e politico, dobbiamo confermare ciò che ci siamo già detti. L’Eni che è nostra, deve spiegarci cosa vuole fare? Commercializzare solo petrolio? Fare estrazioni? O, essendo statale, vuole essere anche elemento dello sviluppo sul territorio, in particolare laddove agisce? Se questo è vero, non capisco perchè non abbiamo la forza e la capacità di dire all’Eni di investire. Lo diciamo da sempre, sembrano ovvietà ma non lo sono».
E la Valbasento arriva subito dopo: «Anche quel territorio deve essere considerato un tema da inserire nello stesso contesto. Gli investimenti privati finora hanno lasciato il tempo che trovavano».
Della bonifica e della necessità di attrarre investimenti si parla da tempo, da anni. Perchè finora non si è trovato l’elemento di sintesi per passare alle vie di fatto? «Per due volte abbiamo rischiato di perdere i finanziamenti perchè non eravamo in condizione di procedere con i progetti. C’erano una serie di soggetti che avrebbero dovuto interagire: dall’Ispra, all’Iss ai Comuni, alle Asl e al Consorzio. Un coacervo di enti che ha accumulato ritardi, non necessariamente per responsabilità specifiche, ma diffuse. Ora, però, sembra ci sia stata un’accelerazione. Il passaggio, qualora venisse compiuto, sdoganerebbe il territorio da giuste esigenze dei cittadini che, anche se a volte in modo opinabile, hanno diritto ad avere dati certi. Possibile che non ci sia un organismo talmente autorevole da diffondere dati certi e strumenti da mettere in atto? E’ un paradosso che aumenta le tensioni e la tendenza da parte di qualcuno a strumentalizzare la vicenda. Il territorio comunque deve essere bonificato».
Entro la fine dell’anno giungeranno al termine molti ammortizzatori, la situazione non garantirà più sostegno a molte famiglie?
«Ci sono ammortizzatori in deroga nei quali rientrano molte situazioni, tra cui i destinatari del progetto Copes. Crediamo ci voglia una visione prospettica, un passo avanti che superi gli Lsu. A più riprese abbiamo lanciato l’idea dell’agenzia per la forestazione. Come accaduto anche in Umbria, si può vivere essenzialmente da queste attività. Il nostro territorio, sotto il profilo ambientale, ci consente di farlo. Questa struttura regionale, eventualmente a partecipazione mista, convoglierebbe diverse realtà. Abbiamo presentato una proposta di legge che comprenderebbe Vie Blu o Green river per poter utilizzare queste persone. Si tratta di iniziative che potrebbero sembrare ipotetiche ma, al contrario, crerebbero condizioni diverse e più positive e al tempo stesso garantirebbero la manutenzione del territorio. Da conti fatti, si riuscirebbe a far lavorare tutta la platea dei lavoratori per più di 151 giorni con continuità e con la contribuzione adeguata».
Nel contesto complessivamente difficile, non fa eccezione l’agricoltura. «Lo dico da anni – prosegue Coppola – circa 20 anni fa, la nostra zona era considerata la California del sud grazie alle eccellenze presenti nel Metapontino. Tutto questo prima dell’avvento della globalizzazione e della concorrenza estera. Col tempo abbiamo pagato lo scotto dell’incapacità di fare massa critica, se si pensa alle associazioni dei produttori che sono circa 20 e non riescono a trovare momenti di sintesi per orientare lavoratori e produttori nella commercializzazione dei prodotti. Il sistema pubblico, ovvero la Regione, si dotò di alcuni strumenti come l’Alsia e Agrobios, li hanno messi insieme sulla carta dotando il territorio di straordinarie potenzialità. Oggi dopo l’ennesimo annuncio di rivedere la governance complessiva del settore, speriamo che vadano avanti. C’è un disegno di legge approvato in giunta qualche settimana fa che va nella direzione giusta ovvero verso un’agenzia snella che unisca ricerca e professionalità e figure come i divulgatori che una volta c’erano e che suggerivano agli agricoltori strumenti e mezzi a favore della loro colture. Oggi, invece, c’è ancora un dispendio di energie in mille rivoli mentre si aspetta che l’Alsia venga ristrutturata. Insieme all’agricoltura c’è anche il settore agroalimentare che nei nostri territori è una vera e propria miniera. C’è un progetto di cui si parlava da anni di una piattaforma logistica nella zona del Metapontino che oggi è necessaria più che mai. Un’idea? Direi di più, dal momento che è correlata a realtà come la pista Mattei che potrebbe aiutare anche il turismo mache è guardata, non capisco perchè, con scetticismo ».
Il settore metalmeccanico segna un passo che potrebbe rivelarsi significativa. «Il 16 settembre saremo con Cgil e Cisl a Roma, al Mise, per discutere del concordato preventivo che è un aspetto fondamentale di questa vicenda. Non sappiamo cosa emergerà dal Ministero, ma bisogna uscire da questa situazione che sta precludendo ogni di rilancio. Paradossalmente l’azienda riesce a lavorare perchè ha molte commesse, ma servirebbe un processo di consolidamento. Il Governo deve intervenire perchè c’è qualche difficoltà con il commissario liquidatore».
Turismo e salotti?
Nel primo caso Coppola torna a parlare della pista Mattei: «Non so se il mercato può garantire condizioni per il mantenimento la gestione di questa struttura che garantirebbe voli da 120 persone. In questo caso bisogna lavorare per creare le migliori condizioni. Non risolverebbe tutti i problemi, ma nel frattempo, eviterebbe l’isolamento e contribuirebbe alla destagionalizzazione. Metaponto è stata ridotta in modo incredibile.
Quando eravamo giovani, i miei compagni comunisti dicevano che quella zona sarebbe diventata il paradiso della Basilicata invece abbiamo fatto un macello. Nova Siri, poi, sta migliorando molto sotto il profilo del turismo, dei prodotti tipici, degli stabilimenti ormai sempre pieni. Le potenzialità ci sono, bisogna saperle mettere a frutto».
E sul salotto: «C’è in ballo l’accordo di programma, qualche timido segnale come Natuzzi che per la prima volta nel piano industriale ha parlato di investimenti. Al momento siamo in una fase interlocutoria in cui è difficile fare valutazioni ma gli elementi generali non sono cambiati, purtroppo, nel tempo. La situazione complessiva economica che ha influito ma non possiamo negare che quelli che c’erano non hanno pensato nemmeno per un momento di essere lungimiranti, di essere sinergici. Difficile , oggi, fare previsioni».
a.ciervo@luedi.it
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