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E’ il Museo Demoetnoantropologico uno dei progetti cardine che Matera propone nel suo dossier di candidatura perchè riesce a mettere insieme quegli aspetti che guardano al passato ed alla tradizione senza dimenticare in alcun modo le origini e il passato. E’ il senso vero e proprio di quanto proposto nel dossier che poi non dimentica quelli che sono altri elementi caratterizzanti il territorio con progetti che vanno ad incrociarsi anche con le peculiarità del territorio a cominciare ad esempio dal pane.
Ma lo spazio particolare nel dossier è dedicato proprio al Dea, il Museo Demoetnoantropologico che «si propone come prototipo-laboratorio per nuova idea di istituzione culturale europeo nativo del 21esimo secolo—un’istituzione che unisce innovazione e frugalità attraverso un progetto volto a valorizzare al massimo il potenziale delle risorse esistenti.
Piuttosto che tentare di emulare il modello tradizionale della grande istituzione costruita intorno ad una propria collezione permanente, il DEA si fa accentratore di tutti quegli archivi già esistenti sul territorio. Matera e la Basilicata ospitano già una straordinaria ricchezza di archivi e collezioni di ogni genere: ricchissimi compendi di pittura del Seicento e del Rinascimento, collezioni di rarissime cineprese e poster cinematografici, archivi privati di fotografie e cartoline che documentano la vita nei Sassi e il loro successivo sfollamento, collezioni di strumenti artigianali e attrezzature contadine.
Il Museo DEA si propone come un archivio di archivi e una collezione di collezioni. Agirà come nodo centrale di questo “museo diffuso”, da una parte costituendo un sistema di archiviazione e consultazione digitale standardizzato attraverso tutti gli archivi che li rende accessibili a cittadini, ricercatori e curatori di tutto il mondo, dall’altra offrendo spazi espositivi moderni e versatili a Matera, capaci di ospitare mostre di grado internazionale. Le mostre, che saranno curate a rotazione da storici dell’arte, artisti contemporanei, specialisti e ricercatori, trarranno primariamente i loro contenuti da una o più di questi archivi, offrendo uno straordinario e diversificato sguardo sul passato e futuro della Basilicata e dell’Europa attraverso l’arte».
Da non passare inosservata è anche l’idea che dovrà portare al primo passo nel 2019 con una cerimonia di inaugurazione.
«La Basilicata conta 131 comuni, la maggior parte delle quali ha una propria banda marciante. La cerimonia d’inaugurazione di Matera Capitale Europeo della Cultura 2019 recupererà questa grande tradizione musicale meridionale,dando vita nelle strade di Matera ad una straordinaria festa di paese di dimensioni inedite in cui l’intera città risuona di musica e luce.
Per l’occasione oltre 100 bande provenienti da tutti i comuni della Basilicata arrivano a Matera a piedi suonando; convergono sulla città attraverso le grandi direttriciviabilistiche da nord, sud, est e ovest, dalla Murgia e perfino salendo lungola Gravina. Per tutto il pomeriggio marciano attraverso le strade della città: attraversano i quartieri – Spine Bianche, Serra Venerdì, La Martella, SerraRifusa – dando vita ad una danza coreografica a scala cittadina».
Ma anche una sorta di prospettiva diversa che arriverà dalla città scavata con «una grande mostra internazionale, la prima vera indagine sulla storia dell’architettura rupestre attraverso i secoli. Rilegge da una prospettiva contemporanea la storia e la cultura dell’architettura ipogea dal paleolitico al presente, esplorando anche le più innovative direzioni future.
Presenterà una grande ricostruzione del sistema idrico sotterraneo di Matera, per secoli il segreto della straordinaria resilienza della città, modellato in 3D e illustrato attraverso modelli a grande scala. . La mostra sarà accompagnata da programmi di esplorazione rupestre per bambini e ragazzi nei tunnel che collegano il Castello Tramontano con il Duomo».
I pezzi del dossier di candidatura che vi stiamo proponendo sintetizzano tutto questo e mostrano una serie di progetti che possono prendere vita grazie al cuore economico del dossier stesso cioè la creazione di una Fondazione che garantirà da qui al 2022 un passaggio importante di appuntamenti che Regione e Comune di Matera andranno a prevedere e che costituiscono una base di lavoro certa.
p.quarto@luedi.it
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