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POTENZA – Nel silenzio generale da parte delle istituzioni riguardo l’ennesima fiammata al centro oli di Viggiano l’unica voce contraria arriva dall’Unione Generale del Lavoro.

 Cigl, Cisl e Uil invece hanno deciso di mantenere un basso profilo, mentre la politica sembra non interessarsene lasciando spazio ai commenti dei cittadini e ovviamente delle associazioni ambientaliste. E mentre buona parte dei commenti invitano ad una chiusura diretta della struttura l’Ugl si schiera con chi nella giornata di ieri ha espresso le sue perplessità sulle rassicurazioni dell’Eni pur ricopiando in parte lo stesso comunicato del cane a sei zampe. Intanto l’amministrazione viggianese guidata da Amedeo Cicala sceglie il basso profilo. Non una parola su quanto accaduto nella raffineria, neanche un’indicazione su eventuali emissioni odorigene più alte del solito. E così ancora una volta dietro a casi di questo genere restano soltanto le comunicazioni ufficiali dell’Eni e poco più, nonostante la questione interessi non soltanto i lavoratori del Cova ma tutti i cittadini viggianesi.

«Non convincono all’Ugl – scrivono i segretari Tancredi e Giordano – le spiegazioni fornite da Eni su quanto accaduto ieri mattina presso il centro olio di Viggiano, con una sfiammata attivatasi della fiaccola di sicurezza del Centro di Viggiano nella valle dell’Agri, generando per circa un’ora con intensità decrescente una maggiore visibilità della fiaccola stessa rispetto alle normali condizioni operative nel corso delle quali la fiamma pilota è divenuta pressoché invisibile».

«Non capiamo il perché dell’innalzamento, e se è vero, che è stato provocato da un blocco momentaneo di una delle turbine dell’impianto.

Se pur l’Eni sostiene che l’anomalia non ha provocato alcun impatto sull’ambiente circostante né pericoli per le persone, l’Ugl – proseguono i sindacalisti – esprime forte preoccupazione per l’accaduto e chiede agli Enti predisposti alla vigilanza dell’impianto ed alla salute pubblica, di conoscere le cause dell´inconveniente per calmare e placare gli animi e la diffidenza giustificata della popolazione di Viggiano e paesi limitrofi.

Si faccia piena luce sull’episodio – concludono Tancredi e Giordano – perché non possiamo far vivere il popolo lucano in uno stato di fibrillazione continua. Gli Enti predisposti ai controlli, la Regione Basilicata, l’Arpab, l’Asp competente sul territorio e la Provincia di Potenza, se hanno vigilato e sorvegliato monitorando costantemente il centro oli, cosa che non dubitiamo, forniscano pubblicamente i dati in modo da rassicurare la gente che vive nelle vicinanze del centro oli».

Eni parla di emissioni di SO2 attorno ai sei microgrammi al metro cubo, un microgrammo in meno da quanto evidenziato dalle centraline poste vicino la zona industriale nella giornata di ieri durante una delle analisi su media oraria. In pratica, quell’ora di sfiammata non avrebbe provocato nessun aumento dei livelli “standard” di emissioni del centro oli. Eppure bisognerebbe sapere con chiarezza quanto metano è stato bruciato in atmosfera.

v. p.

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