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ROTONDELLA – «Ok, tutto bello, applausi. Ma quanto incide questa chimica verde, oggetto della vostra ricerca, sul fabbisogno energetico nazionale?». Massimo Mucchetti non è venuto in Basilicata solo per applausi, ma per sondare e per capire: cosa c’è, cosa si produce e, soprattutto, quanto serve all’industria nazionale? E insiste. E così, dopo un lungo dialogo, il responsabile scientifico Enea, Giacobbe Braccio, spiega: «Il contenuto è sostenibile, ma in effetti è un piccolo contributo».
Il giudizio rispetto a quanto visto in Enea è comunque positivo, luogo di eccellenza, che «si affaccia alle frontiere più avanzate della ricerca in settori come la chimica verde». Ci sono, durante l’ispezione tra gli impianti, momenti di pausa per domande con i giornalisti.
Presidente, cosa ha trovato in Basilicata? «Cose belle e cose brutte» dirà alla fine della passeggiata tra gli impianti del Centro. «L’Enea è tra quelle belle, di meno Tecnoparco». Naturalmente è il tema del petrolio, più della ricerca, a tenere banco. E Mucchetti parla anche di una certa diffidenza dei lucani verso il petrolio, che va superata. «Per crescere si devono superare due grandi ostacoli: il Patto di Stabilità che lega le mani agli Enti locali e la diffidenza verso l’industria petrolifera. La Basilicata potrebbe essere il Texas dell’Italia: l’Eni è in grado di raddoppiare rapidamente la produzione di olio e gas in Val d’Agri e credo che in questo modo si potrebbero più che raddoppiare le royalties. Si potrebbe crescere ancora di più – aggiunge – se si razionalizzasse anche la gestione di acque reflue che derivano dal crescente sfruttamento dei pozzi, attraverso la reiniezione in loco, anziché con un oneroso trasporto in altri siti, come il Tecnoparco che genera a Pisticci problemi ambientali e costi superiori per l’Eni».
Con Mucchetti c’è Vito Petrocelli, senatore del M5S e segretario della X Commissione. Non proferisce parola nel corso della presentazione in sede. Durante la passeggiata tra gli impianti si intrattiene in una fitta, ma riservata, conversazione con il commissario Lelli. Parla poi con i cronisti.
Senatore Petrocelli, il Presidente Mucchetti dice che possiamo raddoppiare le royalties e che siamo troppo diffidenti nei confronti dell’industria petrolifera? «Il Presidente ha una visione che gli viene dall’appartenenza al suo partito politico, il Pd». Poi chiarisce il senso della visita: «Lo scopo di questa due giorni era quello di portare il nostro territorio all’attenzione di una Commissione che ha una visione sulle attività industriali non ambientale, e capire se la Basilicata ha già dato, se ancora deve dare e, soprattutto, cosa deve ricevere?»
E cosa avete colto? «Una informazione per me assolutamente nuova è che non c’è solo Tecnoparco, al momento, a smaltire i reflui, ci sono altri tre siti (Lamezia Terme, un sito in Campania e un sito in Abruzzo), questo vuol dire che i camion viaggiano per migliaia di chilometri e non stanno risolvendo il problema dell’Eni, che ha un solo pozzo di reiniezione autorizzato e ne chiede altri tre». E qui pone un accento di fiducia: «Abbiamo avuto rassicurazioni al centro per cento da Eni che questi sono pozzi sicuri, perché sono state fatte domande precise dalla mia parte politica, che mi venivano da anni di richieste del territorio della Val d’Agri. La domanda era: è vero o non è vero che questi pozzi di iniezione possono interagire con le faglie sismogenetiche attive in Val d’Agri? A questo Eni risponde: «No perché noi reiniettiamo nello stesso luogo in cui abbiamo perforato ad alcune decine di km sopra le faglie sismo genetiche».
C’è poi il momento per raccontare a Mucchetti dell’Enea e del problema dei lavoratori delle pulizie che lavorano a 400 euro al mese. «Non dovrebbe accadere, ma bisogna vedere quante ore fanno. E comunque, più di tutto, bisogna vedere se il Centro è sporco o pulito. Perché se è pulito vuol dire che le ore che si fanno sono sufficienti, forse se ne facevano troppe prima». Si ragiona, come è giusto, in termini di efficienza. In fondo è la Commissione Industria.
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