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POTENZA – «C’è il nuovo rettore dell’Unibas, prima donna nel ruolo in Basilicata. Auguri!», le scrivono un po’ ovunque sulle bacheche Facebook di Potenza e dintorni. Aurelia Sole è la nuova guida dell’ateneo lucano, uscita vittoriosa dal balottaggio con Carmine Serio, delegato alla ricerca che si è fermato a 127 voti. Sole, con delega alla didattica, ne ha raccolti 178.
«Io spero di metterci doti di relazione, pazienza, capacità di ascolto. La mia responsabilità è grande a prescindere, non solo per il fatto di essere una donna». Ma il risultato è «storico», dice nella nota di auguri il presidente della Regione Marcello Pittella: «Un atto di innovativa portata, in linea con i grandi processi di cambiamento in atto, a tutti i livelli di responsabilità, nel nostro Paese».
Sole sa di avere davanti «parecchie sfide», tutte legate al territorio. Università da far crescere nel rapporto con le città sede, università da rendere attrattiva all’esterno, università da raccontare meglio. «Perché qui di cose belle ne facciamo, anche parecchie». Così mette in fila alcuni dei recenti successi dei «ragazzi di ateneo», studenti, ricercatori, docenti. Premi di ricerca, presenze lucane a meeting internazionali, progetti di alto profilo. «Dobbiamo imparare a raccontarci meglio».
Non se lo aspettava, il risultato. Non all’inizio, almeno. Ci sono volute quattro votazioni per decidere il nome del successore di Mauro Fiorentino, rettore uscente che resterà in carica fino al 30 settembre, quando si insedierà ufficialmente la professoressa cosentina. Nelle prime tre votazioni nessuno dei candidati aveva ottenuto la maggioranza richiesta (in corsa c’era anche Carlo Di Renzo, ritiratosi alcuni giorni fa). Per questo è scattato il ballottaggio.
«Mi ha dato forza l’insistenza di chi mi sosteneva, la grande spinta del personale tecnico-amministrativo, i colleghi ricercatori e docenti». Ma poi, a dover spiegare che cosa resta di questa corsa elettorale, non ha dubbi: «Il bagaglio accumulato negli incontri, nelle riunioni, nelle occasioni di ascolto che ho avuto».
Ingegnere, mamma di due figli, sposata, calabrese, potentina d’adozione. Una passione per la cucina, una formazione da femminista, la voglia di comprendere una regione che da subito ha messo al centro degli impegni. «Abbiamo bisogno di ricucire i legami con il territorio, dobbiamo farlo parlando con la comunità e ascoltandola. È evidente che in questo dialogo conti la relazione con le istituzioni. Ma dobbiamo partire da una consapevolezza: l’università fa parte del territorio ed è capace di (deve) fornire un contributo importante per la crescita, può fornire idee».
Al centro dell’Ateneo ci sono poi gli studenti. «Loro devono studiare, a noi spetta il compito di lavorare per migliorare i servizi, la fase di orientamento, l’accoglienza».
Buona ricerca e buona didattica si mescolano nella piccola università. «La dimensione non può e non deve essere un limite. La Basilicata ha un’università con un ruolo sociale, motore di sviluppo e protagonista nella ricerca. Deve sviluppare questa presenza sul territorio».
Anche l’ateneo lucano affronta anni di riforme, tagli, cambiamenti. La sopravvivenza è legata al sostegno economico della Regione Basilicata. «Ma il finanziamento non è solo destinato a garantire stipendi, sostiene la ricerca. Ecco perché il rapporto con l’Ente deve poter diventare un valore aggiunto. Ma non dobbiamo mai dimenticare il punto di partenza: questa università è dotata di un capitale importante, che è il capitale umano. È questa la cosa meravigliosa, questo è ciò che dovremmo imparare a tenere saldo e far crescere».
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