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«HO la certezza che qualcuno sapeva che il corpo di mia sorella era lì prima del ritrovamento ufficiale. Ci sono tracce di passaggi nel sottotetto. Ci sono stati lavori per mesi. In questa storia di omissioni e silenzi ha pagato solo l’assassino e non altri».

Lo ha ripetuto anche ieri in aula Gildo Claps, il fratello maggiore di Elisa sentito come testimone nel processo a carico delle donne delle pulizie della Trinità prima del vescovo Agostino Superbo.

«Credo che il ritrovamento sia avvenuto subito dopo la morte di Don Mimì (Sabia, ndr)». Ha dichiarato Gildo.

Quanto al motivo di un’eventuale messinscena ha spiegato che a suo avviso «Quello che importava era che il ritrovamento non fosse effettuato da uomini di chiesa».

Oltre alla diocesi la sua invettiva si è scagliata con chi ha negato di aver visto anche solo un cumulo di detriti nel punto dov’era “nascosta” la sorella, tra chi è salito lassù per fissare alcune controsoffittature dell’aula sacra della Trinità, nel 1996, e ha ritorto un tirante a 15 centimetri dalla sua spalla.

«E’ evidente che i corpi erano stati gia’ scoperti. Nei verbali Don Vagno riferisce che le donne delle pulizie dissero che poteva essere la ragazza scomparsa ma non denunciò. Si è trattato dell’ennesimo affronto, di una messinscena vergognosa (…) Non si puo perdonare non tanto il 12 settembre (1993, il giorno della scomparsa di Elisa, ndr), ma il fatto di aver consentito che fosse versato altro sangue innocente, le lacrime dei familiari».

Queste sono state le sue parole, riferite ai parenti di Heather Barnett, la vicina di casa di Danilo Restivo (già condannato in appello per l’omicidio di Elisa) trucidata nel 2002. 

«Non si puo consentire che mia madre implorasse una tomba su cui poggiare un fiore mentre della gente sapeva»

Sul punto la risposta del vescovo sarebbe arrivata qualche minuto dopo, ma di fronte al suo tono fermo Gildo Claps non ha resistito ed è uscito dall’aula dandogli sommessamente del bugiardo.

«Ho saputo della storia di Elisa a settembre del 2001 non appena arrivato a Potenza da Don Marcello Cozzi». E’ stata la versione di Agostino Superbo che ha raccontato di aver parlato della vicenda anche con Don Mimì Sabia, lo storico parroco della Trinità morto nel 2008, che gli avrebbe sempre detto di non sapere nulla.

Il vescovo ha ricordato anche le esatte parole del sacerdote nel 2007 quando gli chiese di intervenire sul prefetto per far dissequestrare alcuni locali sigillati dalla polizia: «Mi disse qui non c’è nulla». E ha aggiunto di aver confidato nell’operato degli investigatori che erano stati lì anche in seguito, senza mai sospettare cosa nascondesse quella chiesa.

All’avvocato della famiglia Claps che gli rimproverava un’omissione di controllo sulla Trinità ha replicato che la nomina di Don Mimì Sabia era arrivata da Roma quando ancora dipendevano dal  Vaticano, per questo era al di sopra della sua autorità «Non ho ritenuto opportuno ispezionare i locali della Trinità per rispetto all personalità di Don Mimì».

Solo dopo la sua morte quindi ha pensato di sostituirlo con dei giovani sacerdoti di sua fiducia.

l.amato@luedi.it

 

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