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VIGGIANO – «Siamo al limite della disperazione e della esasperazione». E’ il grido d’allarme lanciato da alcuni lavoratori non assunti dopo la cessazione dell’appalto da parte di Officine Dandrea, ditta che si occupa di coibentazione collegata all’indotto petrolifero del Cova e il subentro della Tucam srl di Ferrandina, aggiudicataria della fornitura. La vicenda ha inizio l’anno scorso, quando cessa l’appalto di Dandrea. Nove gli operai, di una fascia di età dai 40 ai 55 anni, che si ritrovano senza lavoro, di cui 6 vengono riassorbiti dalla Tucam per procedura di Contratto di sito ( 12 mesi) e 3 rimangono fuori, non rientranti nel protocollo di sito, per 10 mesi di attività. Dopo di allora, diversi gli incontri susseguiti tra organizzazioni sindacali territoriali di Cgil – Cisl – Uil e le aziende in ordine alle «procedure legate alle cessazioni di appalto e subentri, al fine della ricollocazione dei lavoratori». Tra i provvedimenti l’inserimento delle 3 unità lavorative in una banda dati dell’Eni, con il fondamento che qualora ci fossero stata altre richieste di assunzione, dovevano avvenire tramite la banca dati. E sempre relativo a un verbale di incontro del 28 giugno 2013 tra le parti in causa, in cui le organizzazione sindacali dichiaravano la propria contrarietà rispetto al mancato ricorso alla banca bati per i 3 lavoratori, la Tucam ribadiva «che la stessa società, prima, e la ditta subappaltatrice oggi, si sono dovute adoperare per individuare sul mercato nazionale lavoratori specializzati, non disponibili in loco, in grado di fornire lo specifico servizio ed ai quali è stato affiancato il personale già assunto. Al momento ritiene che sarà effettuata la rotazione degli ultimi due lavoratori non ancora assunti alla scadenza, dei tempi determinati attuali. Dall’altro canto, qualora ne ricorrono i presupposti in termini di carichi di lavoro più consistenti rispetto agli attuali derivanti dagli Odm del cliente, l’azienda dichiara che si adopererà per far si che il personale ex D’Andrea venga tutto impiegato contemporaneamente ..Relativamente alla banca dati resta comunque in attesa di ricevere informazioni certificate sulle professionalità presenti nella stessa, al fine di effettuare le verifiche sulle qualifiche e competenze possedute dai lavoratori». Eppure, a detta dei lavoratori la Tucam, «avrebbe continuato a fare assunzioni senza tener conto della banca dati da cui attingere i lavoratori, già con comprovata esperienza nell’attività petrolifera». Insomma “orecchie da mercante” da parte della ditta lucana, giocando «un po’ sporco – sollevano le tre unità – sulla pelle dei lavoratori . Chiediamo – che la Tucam rispetti l’accordo firmato e verbalizzato nell’ottobre scorso. Non c’è la facciamo più, viviamo alla giornata – commentano – con famiglia a carico. Le bollette sono scadute. Ormai sono trascorsi più di dieci mesi e ogni giorno la nostra speranza di ritornare a lavorare si affievolisce. Solo promesse, non abbiamo avuto nessun sostegno neanche da parte delle amministrazioni locali». «Siamo nella disperazione – aggiungono – più totale. In queste condizioni, non sappiamo fino a che punto possiamo arrivare – levano – e quali gesti possiamo compiere». Raggiunto al telefono, Giuseppe Cillis della Cgil di Potenza, ha precisato che «i lavoratori hanno ragione e fanno bene a denunciare questa situazione. Come sindacato faremo ulteriori incontri per far rispettare gli accordi presi da parte della Tucam».
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