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Per merito o per colpa non lo so. Ma sicuramente noi giornalisti siamo complici dell’autoreferenzialità della politica. Sono settimane, mesi che parliamo del congresso regionale del Pd. Ora anche di quello cittadino. E carichiamo l’evento alla maniera di un hype, un battage promozionale che anticipa un grosso evento. Sono quasi sicura che, al netto degli interessi dei protagonisti, la cosa non interessi nessuno. Spiego meglio: la politica ci riguarda, ma come metodo per assecondare o cambiare la realtà. Mi sono divertita a fare un minisondaggio domestico tra amici: sai chi sono i candidati alla segreteria regionale del partito democratico? E’ come quando chiedo il capoluogo della Calabria, quasi tutti mi dicono, sbagliando, Reggio Calabria. Questo significa una sola cosa: che l’oggetto della discussione non ha avuto alcuna forza di imporsi come protagonista di interesse.

Leggevo l’altro giorno un tweet significativo: c’è una sola che non capisco più del Pd, è il Pd lucano. Certo loro ce la mettono tutta per attrarre la nostra attenzione alla maniera di un thriller, tra ordini del silenzio, lettere nascoste, falsi proclami di unità, scazzottate digitali, giochi vecchi a puntare su questo o quello per convogliare voti e bruciare avversari…Insomma è questa consumata sceneggiatura che stiamo raccontando, non una posizione politica. Dentro la quale ci sono parole chiavi alle quali nessuno crede: cambiamento, partito unito, futuro della Basilicata. Il quale non si annuncia ma si costruisce. Come la minaccia di un attentato. Si fa, non si proclama. Al massimo lo si rivendica. A cose fatte. Se volessimo mettere in ordine le singole posizioni sulla questione candidature tutti hanno l’alibi della ragione. Sia chi vuole riaprire i termini per nuove candidature, sia chi vuole tenerle sotto lucchetto. La verità è che quando ci si aggrappa alle regole è perchè manca un’irruzione felicemente destabilizzante. Ecco, ho l’impressione che i democratici frequentino palestre piene di anabolizzanti dimenticando un salutare fitness all’aria aperta. E pulita.

l.serino@luedi.it

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