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NON racconteranno verità assolute, ma le statistiche a volte illuminano. Nelle 15 partite arbitrate in questa stagione da Ilario Guida di Salerno non si è mai registrata una vittoria esterna. Dieci segni “1”, cinque pareggi. L’etichetta di fischietto casalingo è stata ampiamente legittimata dal salernitano, inopportunamente designato (perché negarlo?) per dirigere il Taranto del presidente Campitiello (di Pagani). Nessuna malafede, solo tanta superficialità da parte del designatore che ha tolto, di riflesso, la giusta serenità al giovane direttore di gara.
Guida, evidentemente, non è un cuor di leone. Nel dubbio, sente dove soffia il vento e poi fischia. Facile di fronte a oltre diecimila spettatori. Il trattamento molto particolare riservato da Ibojo a Palumbo nelle prime battute di gara è stato autorizzato dal mancato utilizzo di cartellini. Un rigore dubbio negato a Gabrielloni (si è appoggiato su Lolaico spalle alla porta, reclamando una trattenuta) ha fatto protestare lo Iacovone. Si poteva dare e non dare. Ma nel secondo tempo l’andazzo non è cambiato. Copertina al fuorigioco inesistente segnalato a Palumbo, assecondando la scelleratezza del guardalinee. Per smentirlo sarebbero servite sicurezza e personalità, dire “ho visto io”. L’arbitro può farlo. Il fermo immagine non necessita di ulteriori commenti.
Caraccio poi avrebbe meritato al massimo un giallo, ma sono i tanti falli scientificamente fischiati a centrocampo per interrompere il gioco a lasciare perplessi. Ciliegina sulla torta: il cronometro fermato a 48’50’’, quando i minuti di recupero (tempo minimo garantito) segnalati erano quattro e il Potenza stava attaccando e il pallone stava arrivando in area. Ripetiamo, non crediamo alla malafede. Perdere a Taranto per una squadra come il Potenza ci può stare. Soprattutto, sono sempre dell’idea che la classifica di un torneo lungo 34 giornate racconta verità sostanziali che vanno oltre gli episodi. Altrimenti non avrebbe più senso seguire il calcio.
Ma resta una considerazione: chi ha paura della sua ombra può dirigere solo i tornei parrocchiali. Il livello medio della classe arbitrale, in questa stagione di Serie D, si sta rivelando drammaticamente basso. Basti pensare anche agli episodi che hanno penalizzato il Francavilla. L’emergenza è tecnica, perché – gioco forza – molti di questi direttori di gara saliranno di categoria. Lì dove le problematiche potrebbero amplificarsi.
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