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La Basilicata è ormai sotto gli occhi del mondo. I riflettori sono puntati sulla regione nel vero senso della parola, se consideriamo che in questi giorni si sta girando a Matera il remake di Ben Hur, che ha tra i suoi protagonisti nientepopodimenoche Morgan Freeman; il quale, si può leggere sui giornali, ha gradito i paesaggi e i sapori della futura capitale europea della cultura.
Ma, mentre le forze più dinamiche lavorano alacremente per rendere la nostra regione palco all’altezza del prestigioso incarico del 2019; mentre anche fuori dai confini regionali si lavora per promuovere l’immagine di una Basilicata diversa da quella piena di “percorai e morti di fame” immaginata da qualche sprovveduto (e colgo l’occasione per ringraziare la Lucana Film Commission, che quest’anno ha deciso di essere presente alla Festa del Cinema Italiano di Lisbona a promuovere cinema e cultura regionale); mentre questo buon operare prende vita, un “dramma della cultura” si sta consumando a Potenza, e riguarda il rischio di chiusura della biblioteca provinciale, per assenza di risorse.
Ho raccolto l’appello accorato dei funzionari della BP e invito tutti a farlo; non conosco però quale sia lo stato della vertenza al momento, in quanto negli ultimi giorni ho scritto ripetutamente agli stessi funzionari che si erano mobilitati, senza però ricevere alcuna risposta (la comunicazione è importante per far vivere certe lotte). L’augurio ovviamente è che tutto si risolva per il meglio; ma il solo fatto che una possibilità di questo genere si sia delineata all’orizzonte pone una questione che va al di là della contingenza.
Questa vicenda è da ricondurre alla soppressione delle province, una delle misure adottate dall’attuale governo ma che, come è ben noto, era argomento del dibattito politico da più di un decennio. Come nella migliore tradizione italiana, una misura di buon senso – volta a eliminare un presidio amministrativo ormai sostanzialmente esautorato, privato di competenze di un certo rilievo (a parte la scuola), ma con solita pletora di classe politica e relativi stipendi – si traduce in una parziale applicazione della misura, e in un miope sradicamento di ogni ente e presidio collegato a quell’istituzione, tra cui la fondamentale biblioteca di Potenza, istituita nel lontano 1899.
Fondamentale, certo, per due ragioni: per la funzione pedagogica che garantisce (e che maggiormente potrebbe garantire); e per i posti di lavoro che assicura. Quest’ultima questione non è parte dell’appello; ma credo non sia questione secondaria. Perciò, in attesa di capire che fine faranno i dipendenti delle ex (?) province, mi sia concessa una riflessione su questo punto. È infatti semplice diventare araldi di rigore e austerity alle nostre latitudini, ignorando che l’economia ha tempi di cambiamento molto lunghi. E fino a prova contraria, al sud è il settore pubblico che continua a garantire gran parte del reddito complessivo e, di conseguenza,quei pochi consumi che ancora sopravvivono,e che costituiscono il parametro liberista con cui si misura la (presunta) vitalità di una società.
Invece, sempre in accordo alla migliore tradizione italiana, si butta via il bambino con l’acqua sporca: e dunque rinunciare a un ambito amministrativo considerato ormai inutile e costoso significa dover calare il sipario anche su importanti istituzioni a esso subordinate. La Basilicata, regione che si prepara a diventare – con Matera e tutto il territorio – palcoscenico europeo della cultura nel 2019, non può certo partire con un passo falso così fragoroso, lasciando perire un luogo che custodisce un patrimonio librario e documentale di primo piano; nonché a gettare nell’incertezza i suoi dipendenti.
Tutto il mondo culturale lucano (e non solo) si augura che il governo regionale risponda sensibilmente all’appello lanciato dai funzionari della BP, e che sta circolando in rete alla ricerca di adesioni. Ne segnalo il link, invitando tutti a firmarlo.
La Biblioteca Provinciale di Potenza non deve chiudere: in nome della cultura, del progresso, e del 2019. Perché possa continuare ad accogliere studiosi e curiosi, e a far vivere quell’emozione straordinaria che si prova entrando nelle biblioteche, “arche di scienza, templi della saggezza”.
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