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Più si sale di livello, meno c’è spazio per l’improvvisazione. Anche nel momento in cui verrebbe naturale lasciarsi trasportare dall’istinto, la preparazione fa la differenza.
“E’ finita, è finita, è finita, è finita. Il cielo è azzurro sopra Berlino”
Chi se lo dimentica? Io quei Mondiali li ho seguiti su Sky (anche i successivi), ma innegabilmente Marco Civoli è riuscito a scrivere una pagina di storia del giornalismo sportivo televisivo italiano. E’ riuscito a farsi cercare milioni di volte su Youtube, per chi legge tutto in termini di clic.
Intervenuto in un seminario di formazione organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Basilicata, l’attuale vice direttore di RaiSport ha raccontato: “Quella frase l’ho preparata nel pomeriggio della finale, il 9 luglio 2006, quando ho pensato che l’eventuale vittoria in qualche modo andava celebrata”. E non si poteva ripartire dal precedente del 1982: “non potevo ripetere campioni del mondo per quattro volte, ho deciso di dire è finita“.
Ma perchè guardare al cielo? “Eravamo a Berlino, e allora ho pensato a Wim Wenders, oltre che a suggestioni musicali mie. Così è nata una frase riuscita particolarmente bene”.
Il cielo sopra Berlino, in effetti, è un film del 1987 ricco di suggestioni.
Per parlare a 24 milioni di telespettatori bisogna avere una base significativa di talento, ma non basta. Servono basi solide, frutto di studio e di lavoro. Come ricordava un allenatore di passaggio in Italia: chi sa solo di calcio, probabilmente non sa niente di calcio. Nella frenesia quotidiana del mestiere, dovremmo ricordarcene più spesso.
Twitter @pietroscogna
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