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«PARTIAMO dalla considerazione che la dimensione urbana assume un rilievo sempre più centrale nella strategia di gestione dei fondi europei 2014-2020». Ecco, partiamo da qui. Perché se la delega da assessore tiene dentro Politiche comunitarie, Università e Coesione territoriale, la prima cosa su cui ragionare è il valore della città. Ed è da lì che parte Annalisa Percoco, assessore al Comune di Potenza, pochi giorni dopo la chiusura del lavoro di progettazione del ciclo di spesa comunitario.

«È vero, i fondi europei sono risorse aggiuntive rispetto alla programmazione economica ordinaria e come tali vanno pensati. Ma per una città come Potenza, che sull’ordinario è in affanno, sono un patrimonio importante. Il punto è capire con che metodo utilizzarli».

Quali sono gli indirizzi per Potenza, allora?

«Credo che la città abbia bisogno di una strategia basata sulla ricucitura del mosaico urbano, sulla rigenerazione dello spazio urbano e sulla riappropriazione dei luoghi urbani da parte del tessuto cittadino».

La dimensione “cittadina” torna sempre in questa visione: sembrano tutte azioni che hanno poco a che fare con le infrastrutture e molto con le persone.

«Quando penso al mosaico urbano o agli spazi da rigenerare, mi riferisco a un modo diverso di pensare la città. È una questione di prospettiva che riguarda gli amministratori, ma anche i cittadini. Significa guardare soprattutto alla qualità delle relazioni».

Sta dicendo che la città va ripensata?

«È anche la città che deve ripensare se stessa, fino a diventare capace di raccontarsi davvero. Dobbiamo immaginare un nuovo modello, avere una visione tarata sulle reti, con uno sforzo – questo degli amministratori – che può permettersi di concentrarsi un po di più sull’immateriale. Il territorio cresce e migliora se le sue relazioni funzionano, in tutte le direzioni».

Non solo dal centro alla periferia, ma anche viceversa?

«Di più, anche da periferia a periferia. Qualche tempo fa Renzo Piano ha lanciato l’idea del “rammendo delle periferie”. Credo sia utile cominciare a far sentire anche chi vive aree lontane o periferiche di poter avere un ruolo, che il territorio è tutto protagonista, lo sono le sue comunità».

Concretamente come si rivitalizza lo spazio urbano? E la comunità che lì vive?

«Servono spazi innovativi da aprire per questo processo di integrazione. Penso, per esempio, alla pratica dell’agricoltura sociale: permette di recuperare l’aspetto produttivo, ma anche sociale dell’agricoltura. Poi il prodotto  può essere immesso nel contesto urbano al termine della filiera».

Mette insieme sociale e territorio: è questo il senso del termine, molto diffuso oggi, di coesione?

«Il senso della coesione sta in un approccio alla città come “dei cittadini”, come l’area urbana che tiene dentro spazi, idee, persone. Il nostro lavoro deve essere dedicato a raccoglierne le reti. Significa lavorare sul capitale sociale. Significa re-immaginare la città».

Per re-immaginare Potenza che cosa serve?

«Il tema della partecipazione è centrale: significa fare un investimento importante, non solo economico (del resto, almeno su questo fronte l’Unione Europea arriva in soccorso), ma soprattutto in termini di risorse umane».

Ma sulla partecipazione la città è pronta?

«Negli ultimi anni c’è stata una forte crescita della rete dell’associazionismo. Ma la quantità non basta, non è un indicatore di funzionalità. Serve progettare rendendo protagonisti tutti questi soggetti, che sono risorse importanti».

Che ruolo per l’università in questa strategia?

«Sono convinta che l’integrazione tra università e città non è solo negli spazi, ma anche nelle funzioni. Oggi è un rapporto ancora embrionale, credo abbia possibilità infinite. A patto di cominciare a lavorare insieme in un unico luogo, invece che su mille tavoli tematici, spesso separati».

Ancora istituzioni: il rapporto tra Potenza e la Regione è complicato.

«La Regione è il luogo che da gli indirizzi in termini programmatici; agli enti locali spetta attuarli. È una relazione amministrativa, non può essere ricondotta a contingenze politiche».

In questa relazione si consuma il quotidiano di città capoluogo: sulle risorse destinate alla città si consuma periodicamente la polemica.

«Le città disegnano sui poli urbani una gerarchia di funzioni; anche lo spazio regionale si aggrega attorno ai poli. Potenza è un centro aggregatore di funzioni, catalizza flussi di persone ulteriori alla popolazione residente, una popolazione che “usa” la città. Così, in gioco, c’è il riconoscimento di quel ruolo di aggregatore». 

s.lorusso@luedi.it

 

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