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POTENZA – Gli storici clan «non manifestano evidenti segnali di vitalità». D’altro canto «elementi di minaccia provengono dalle regioni contigue», e se a Potenza e dintorni si segnalano le attività delle «giovani leve», a Matera resta da approfondire il dato degli incendi e dei danneggiamenti, nonostante il calo notevole rispetto al 2012.
E’ una fotografia della Basilicata con più luci che ombre quella contenuta nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia al Parlamento, dedicata al secondo semestre del 2013.
Per gli investigatori del gruppo interforze, «dopo la disarticolazione giudiziaria subita negli anni scorsi» si registra ancora la presenza di gruppi criminali autoctoni, tanto che tracciano persino una mappa con la distribuzione sul territorio (vedi foto a fianco). Ma si tratta di un fenomeno «residuale».
Il rischio è piuttosto l’infiltrazione dall’esterno, «dove si muovono bande criminali dedite alla perpetrazione di delitti, perlopiù, contro il patrimonio: rapine ai danni di privati cittadini e istituti di credito, furti in abitazioni e aziende agricole, nonché sottrazione di pannelli fotovoltaici e cavi in rame».
Positivi i risultati del contrasto al traffico di stupefacenti, che registra «una flessione in entrambi i versanti regionali», dopo sequestri importanti come quello messo a segno a febbraio dell’anno scorso: 1.350 chili di marijuana nascosti sotto un carico di arance. Una partita record per cui è finito in carcere un autotrasportatore di Policoro, in transito dall’Albania verso il nord Italia, tant’è vero che il posto di blocco è scattato sulla 148 “Pontina” in provincia di Latina.
Per quanto riguarda la provincia di Potenza la Dia evidenzia l’attivismo delle nuove generazioni dei clan, «tra cui figli e parenti di vecchi associati», specie nei territori di Pignola e del Vulture Melfese. Sul loro conto sarebbero emersi diversi indizi che lasciano pensare a un passaggio del testimone nella gestione dello spaccio e delle estorsioni.
A destare particolare interesse è stata l’inchiesta condotta dai militari della compagnia carabinieri di Venosa che a novembre dell’anno scorso hanno arrestato 4 persone con l’accusa di usura ed estorsione.
Si tratta di Salvatore Prago, 44enne rivenditore d’auto di Venosa, il suo collaboratore Rocco Lagala, 52enne sempre di Venosa ancora in affidamento ai servizi sociali per il residuo di pena di un omicidio datato 1999, e il 28enne melfitano Santo Fabio Patriziano, che per ottenere interessi superiori al 10% al mese avrebbe vantato rapporti con il clan Cassotta.
Ma non poteva passare inosservata nemmeno l’operazione condotta dagli agenti della mobile di Potenza sugli affari dei fratelli Gino e Antonio Tancredi, al vertice di un piccolo impero del videopoker.
La relazione appena depositata parla della «conferma» degli interessi “imprenditoriali” della criminalità potentina nel settore delle scommesse.
Rispetto alla provincia di Matera, invece, vengono segnalati «delitti contro il patrimonio, in particolare furti in abitazione, presso le aziende, nei depositi agricoli ed industriali e furti di cavi in rame prelevati da reti telefoniche ed elettriche».
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