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MATERA – Minacce, prepotenza, disprezzo di qualsiasi regola. Il turismo a Matera è sempre più nelle mani di pochi, prevalentemente abituati a non rispettare la legge.
Lo denunciano da tempo le guide autorizzate, gli operatori del settore, chi cioè per accompagnare i visitatori nei luoghi conosciuti in tutto il mondo ha studiato e racconta questo patrimonio in modo corretto e qualificato.
Gli ingressi della città, soprattutto in estate e in concomitanza di grandi eventi, diventano terra di nessuno o meglio di coloro i quali sono convinti che la città sia la loro, che una chiesa vale l’altra che gli alberghi e le strutture a cui propongono grandi numeri, siano nelle loro mani.
A farne le spese sono coloro che da anni denunciano questo andazzo, che pagano le tasse con il loro lavoro che, insomma, non minacciano per tutelare il bene turistico della città.
Questo articolo dà la parola a loro, senza però fornirne i nomi perchè la paura e le minacce sono concrete e quotidiane.
E’ così che Matera vuol continuare a far finta di niente, a vantare numeri e cifre in mano per lo più agli abusivi, ai delinquenti da quattro soldi? Dove sono finiti i controlli avviati qualche anno fa e ridotti a due soli casi? Come si fa a tollerare questo andazzo anche a pochi metri dalla struttura comunale di informazioni turistiche di via Ridola? La polizia municipale sa che anche questo rientra nelle sue competenze, come in quelle della polizia provinciale e delle altre forze dell’ordine?
L’ingresso in città, ancora oggi, è una operazione ad alto rischio. Impossibile evitare motorini e presidii in pieno centro, presenti da anni ormai e colpevolmente ignorati da chi dovrebbe occuparsene.
Districarsi nelle categorie professionali (molte delle quali inventate) è un impegno difficile, ma non impossibile. L’albo delle guide turistiche esiste (anche se annovera molti casi eclatanti, incapaci di parlare almeno una lingua straniera, ad esempio, ndr.) e controllare che chiunque svolga questa attività sia autorizzato, potrebbe essere già una prima cernita.
Il vero problema non sono le guide abusive, che già deturpano il buon nome della città, ma un meccanismo ormai consolidato che danneggia solo chi sarebbe in grado di offrire un servizio serio e qualificato e invece viene minacciato se oltrepassa uno dei territori di proprietà di pseudo-clan.
I racconti sono molti e vanno dai percorsi obbligati alle chiese i cui nomi cambiano senza alcuna difficoltà.
Il racconto millenario della città, dunque, finisce in mano ad alcuni mentecatti ormai padroni di Matera.
Era questo che volevamo?
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