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POTENZA – Un centinaio di operai della Siderpotenza – stabilimento siderurgico del gruppo Pittini di Osoppo (Udine) posto sotto sequestro ieri dopo l’emissione di fumi nocivi – stanno presidiando l’ingresso del palazzo di giustizia di Potenza, mentre altri operai sostano davanti ai cancelli della fabbrica, ferma da ieri pomeriggio con la conseguente messa in libertà dei dipendenti.
Il presidio davanti al palazzo di giustizia – ha spiegato il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola – ha lo scopo di invitare la magistratura a valutare la possibilità di consentire uno «sblocco parziale» dell’area sequestrata, permettendo il riavvio dell’attività nel settore delle spedizioni del prodotto finito e del laminatoio. In magazzino, la Siderpotenza avrebbe alcune decine di migliaia di tonnellate di prodotto finito (soprattutto tondini per l’edilizia) che potrebbero essere venduti: il ricavato – secondo i sindacati – potrebbe sostenere gli interventi che l’azienda deve fare per abbattere i fumi nocivi che hanno portato al sequestro: «I lavoratori – ha aggiunto De Nicola – non sono affatto contro la magistratura e hanno preso atto del sequestro, ma chiedono che si agisca per alleviarne le conseguenze e accelerare l’attuazione delle prescrizioni, nel rispetto del lavoro e dell’ambiente».
Oggi, secondo quanto si è appreso, sono previsti anche contatti fra la Procura della Repubblica e i difensori dell’azienda (due dirigenti sono indagati). I tempi per realizzare le prescrizioni imposte dal decreto di sequestro non sarebbero brevi. La prossima settimana (la data non è ancora stata decisa), secondo quanto stabilito ieri sera in prefettura, a Potenza – dovrebbe svolgersi un nuovo incontro per esaminare la situazione dei lavoratori della Siderpotenza, che da circa tre anni operano con contratti di solidarietà e a orario ridotto. Alla riunione dovrebbero partecipare anche rappresentanti della Regione Basilicata. (ANSA)
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