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POTENZA – La politica reagisce con una valanga di commenti sulla questione Sider. Comunicati quasi tutti uguali, con le stesse conclusioni, ad eccezione di Gianni Rosa che ha chiesto le dimissioni dell’assessore all’ambiente Berlinguer. «L’assessore all’ambiente e l’Arpab, che dovrebbero essere le prime sentinelle a salvaguardia dei Lucani e dei Potentini, vengono suppliti nei loro compiti dalla magistratura.

Berlinguer non può sottrarsi alle sue responsabilità istituzionali. Ci aspettiamo che rassegni le dimissioni immediate per il mancato esercizio della sua funzione. Solleciteremo, nel prossimo Consiglio, con una interrogazione a risposta immediata, le spiegazioni del Presidente Pittella che, come Berlinguer, ha sempre sottovalutato la gravità della situazione».

Guarente

«E’ la giornata del fallimento – dice invece Mario Guarente – di chi doveva monitorare e per molto tempo non l’ha fatto;  è la giornata  del fallimento di chi non doveva permettere che si costruissero strutture abitative attorno alla Pittini ed è la giornata del fallimento, infine, di una classe politica che per troppo tempo non ha preso seriamente in considerazione ciò che era prevedibile accadesse».

C’è, poi il capogruppo Pd in ConsiglioGianpiero Iudicello che affarme come sia «necessario aprire discussioni per individuare soluzioni che siano scevre da banalizzazioni e strumentalizzazioni. La Sider Potenza costituisce un importante presidio produttivo nel tessuto sociale della città che va tutelato ma la tutela della salute resta l’obiettivo primario che deve essere perseguito nelle strategie di sviluppo e crescita di un territorio. L’auspicio è pertanto che in breve, con l’adempimento delle delle prescrizioni in materia di sicurezza ambientale si realizzino le condizioni per riaprire lo stabilimento e riportare la serenità nella case dei lavoratori. Il sindaco De Luca, per quanto di sua competenza, convochi un tavolo per discutere della questione».

C’è poi Cosimo Latronico che vede il sequestro come un «fermo delle già ridotte attività produttive dell’impianto che merita un’iniziativa delle autorità competenti alla tutela ambientale sia nazionali che regionali». Quello che ci preoccupa, anche dopo questa vicenda, è che il controllo sulla qualità delle attività produttive ed il relativo monitoraggio ambientale, sia sempre più affidato in ruoli di supplenza agli organi giudiziari».

Infine la Ola «chiede che la Procura renda pubblici i dati sull’inquinamento da diossine, furani ed altri  inquinanti misurate da perizie di parte, perseguendo le eventuali  responsabilità sull’inquinamento. La Ola stigmatizza ancora una volta  il comportamento delle pubbliche istituzioni che, invece di garantire la sicurezza dei lavoratori e la salute dei cittadini non hanno consentito che lo stabilimento venisse delocalizzato, permettendo  addirittura un suo ampliamento e che continuasse a produrre senza le  necessarie misure di sicurezza ambientale, così come testimonia il  sequestro ad opera dei Carabinieri del Noe su incarico della Procura. Rispetto al lavoro delle maestranze, la Ola chiede che i sindacati e  le parti sociali aprano una vertenza obbligando la proprietà a  continuare a pagare gli stipendi, fino alla risoluzione delle  problematiche ambientali sollevate dalla Procura per evitare che si  inneschi, così come per l’ILVA di Taranto, una guerra tra i poveri».

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