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GRASSANO – «E’ bello essere a casa!». Così Bill De Blasio ha abbracciato idealmente la folla in attesa trepidante da almeno due ore nella piazza “Ilvento” di Grassano, paese lasciato nel 1901 dalla nonna Anna Briganti all’età di 22 anni. De Blasio ha fatto subito dimenticare il forte ritardo con cui è arrivato da Napoli.
Sorridente e disponibile con tutti, il sindaco di New York è sceso dalla sua monovolume Mercedes intorno alle 14.45, abbracciando subito il suo collega grassanese, Francesco Sanseverino, tra una folla di curiosi, oltre a 95 giornalisti e cameramen italiani e stranieri. Pochi bodyguard, che hanno lavorato nella massima discrezione, coadiuvati dalle forze dell’ordine locali. Dopo un breve rinfresco in municipio, il primo cittadino della Grande Mela, accompagnato dalla moglie afro-americana Chirlane McCray, e dai figli Dante e Chiara, è salito sul palco tra la folla in visibilio, accompagnato dal presidente della Regione, Marcello Pittella. Lì è stato accolto da ragazze in costume ottocentesco, con una logistica piuttosto semplice e modesta, tanto che il cittadino illustre di New York e la sua famiglia si sono seduti su sedie in plastica. Dopo l’inno americano, intonato dalla cantante Vittoria Siggillino, accompagnata dalla banda di Grassano, è stata la volta di quello italiano di Mameli, che hanno cantato a turno le autorità, dando vita ad un siparietto piuttosto comico, tra stonature e acuti fuori scala, con sorrisi del pubblico fino alle lacrime.
Poi si è tornati seri e Sanseverino ha subito espresso la grande gioia sua e della cittadinanza per essersi ritrovati, esaltando «la grande bella storia della famiglia De Blasio -ha detto- che ha sempre avuto l’orgoglio delle sue radici lucane, tanto da citarle in diverse occasioni durante la sua campagna elettorale. Bill ha un bel faccione simpatico -ha proseguito Sanseverino- e sta lavorando dall’inizio per non lasciare nessuno indietro; questo è importante».
Il sindaco ha poi ricordato l’incidente occorso alla banda di Grassano nel 1926 e la grande gara di solidarietà dell’associazione dei grassanesi in America, compresa la nonna Anna Briganti, che donò 10 dollari per le famiglie delle 4 vittime della tragedia. «Tua nonna Anna insegno a tua madre Maria come cucinare la parmigiana, che tanto ti piace -ha concluso Sanseverino- Noi ti sentiamo uno di noi e ti vogliamo di nuovo qui, ma da presidente degli Stati Uniti». Tra gli applausi della folla è arrivato anche il benvenuto del presidente Pittella, che ha subito parlato di Basilicata come regione senza confini, «questa -ha detto rivolgendosi a Bill- è la festa di tutto il popolo lucano, ti vogliamo consegnare il tricolore (che campeggiava sul pal palco accanto alla bandiera americana ndr) in segno di vicinanza e affetto di una società che ha fatto il tifo per te, vedendo incarnato il sentimento di nostalgia ed il valore del ricordo, segno distintivo di un popolo. Siamo grati a te ed alla tua famiglia, la Basilicata ha il primato nella cultura dell’accoglienza e dell’appartenenza; Matera e la Basilicata devono andare oltre i confini regionali e De Blasio può essere la Basilicata nel mondo, per cui noi possiamo moltiplicare i De Blasio; questa regione ha bisogno di rialzarsi e con te possiamo farcela».
Messaggi di fiducia e affetto, comunicati con enfasi straripante da Pittella.
Il sindaco di NY ha parlato in un buon italiano («piano piano», diceva scusandosi umilmente per gli errori): «Quando combatto per una città migliore -ha detto- penso sempre a quello che mi ha insegnato mia madre, e a quello che lei mi ha raccontato di mia nonna Anna. Le donne di Grassano -ha continuato De Blasio- sono forti e per questo io ho scelto come moglie una donna forte, che sta insegnando a mia figlia ad essere una donna forte». Prima De Blasio aveva presentato la sua famiglia, come si fa con gli amici, ricordando il filo continuo dei rapporti con l’Italia e di aver ricevuto «con commozione le foto della gente di Grassano che esultava per la mia vittoria alle elezioni. Sono stato orgoglioso, soprattutto per i complimenti dei giovani che sono la speranza di Grassano, ringranzio anche loro. Questo -ha concluso De Blasio -per la mia famiglia è un posto speciale: ha vissuto il sogno americano, non dimenticando mai le proprie radici. Ovunque andremo, porteremo Grassano nel cuore».
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