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Le journaliste résiste scrive le monde a proposito degli imbarazzi del governo Renzi dopo la vicenda Gentile. Una storia, questa delle rotative inutilmente bloccate, che dimostra una cosa, la più importante, a mio avviso. I giornali riescono a vedere, spesso, prima delle politica. Ha ragione Beppe Smorto: il merito delle dimissioni del sottosegretario calabrese, sia chiaro, è tutto dei giornali.
Ha ragione a sostenere che, non fosse stato per la forza dei giornali, questa vicenda non si sarebbe chiusa così in fretta. In verità c’è un grande abbaglio che ha comunque accompagnato tutta il racconto fatto dalla stampa italiana attorno a questa vicenda: concentrati sul cinghialone e sullo stampatore De Rose si sono distratti su molti particolari che rigurdano il giornale oggetto di intimidazione. Uno, in particolare: è qui che è maturato il suicidio di Alessandro Bozzo, suicidio per il quale è indagato l’editore. Povero Alessandro, non sapeva di lavorare in un’oasi di libertà quando si è puntato la pistola alla testa disperato per le pressioni che subiva in redazione.
Ma al di là dei dettagli della vicenda, due cose ci portiamo in eredità da questa storia: la prima è che i giornali servono ancora a qualcosa. E non per le considerazioni da antologia del potente tipografo cosentino che dimostra di disprezzare la notizia on line rivendicando il “peso” della carta stampata. Serve il peso dell’informazione, onesta, convinta, investigativa. Serve il buon giornalismo, che si contamina in maniera virale solo con la diffusione digitale.
E la seconda, me la suggerisce sempre Smorto.
E da oggi, chi vuol fare pressione su un giornalista, ci penserà un po’ di più #Gentile
— Giuseppe Smorto (@giusmo1) 3 Marzo 2014
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