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Che cosa è un giornale? Che cosa mi chiedi, leggendomi? In quale punto possiamo incontrarci? Io non ho scelto di essere una giornalista. E’ stata una necessità. Una inevitabile rotta per dare un senso a un bisogno ossessivo: capire la mia terra, raccontarla, capire – soprattutto – come si può sfiorare la dannazione, toccarla e guardarla da fuori. Mediamente è il mio nuovo racconto digitale. Dalla carta che infilavo nella macchina da scrivere al blog del giornale che ora dirigo c’è lo spazio di un lungo cammino. Ma proprio adesso che l’informazione è disintermediata e mi trovo con nuovi compagni di viaggio, io sento forte il desiderio di conservare la mia esperienza mettendola al centro di una nuova sfida. Con la testa, soprattutto col cuore.

Dei mie frammenti di carta mi resta un assoluto esser per me che oggi non ha più senso. Ho portato l’insipienza di un ibrido – l’ibrido di una terra dai limiti incompiuti – ovunque andassi. Oggi è il mio punto di forza. Ciò che scrivo, ciò che penso lo mischio a quello che pensi tu. Come si fa con un mazzo di carte. La monarchia assoluta dei giornali di carta scomparirà? Io credo di no. E non sono la sola a pensarlo.

Mi è piaciuto questo bel pezzo dell’Elefantino, leggilo un attimo, è molto godibile. Ma la porta della condivisione non si chiude più. Per fortuna quella della mia stanza ho imparato a tenerla aperta. L’altro giorno ho conosciuto Imma Vitelli, è una reporter internazionale di Vanity fair. E’ lucana, di Matera. E’ partita con una borsa di studio della Regione Basilicata per la Columbia university. Gira il mondo, quando è in Italia vive a Milano, ma conserva la residenza a Policoro. Mi ha detto che ha capito via via che quella discrezione che sempre l’accompagna pure in una zona di guerra le deriva dalla sua lucanità. E come Imma anch’io mi porto dietro un pezzo della mia storia. Iniziata con un taglio basso in cronaca. “Vai e racconta” mi diceva Umberto. Faccio questo ancora oggi. Solo che adesso ci sei anche tu che mi leggi. E non è detto che ciò che sfugge a me non potresti vederlo tu.

Intanto parto per un viaggio. Attraverso la Basilicata. Dal 25 al 27 settembre. Racconteremo un Restart. Che significa molto. Ripartire, res (publica) ma soprattutto – tornando a un filosofo a me caro – estensione nuova di linguaggio e pensiero. A ritrovarci qui, allora.

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