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RISCHIARE nella vita è tutto. Ciò che spesso fa la differenza fra una vita vivacchiata e una vissuta pienamente. La paura di impedisce a molti di spiccare il volo. Verso le loro reali passioni, i loro sogni, le proprie inclinazioni. E Francis Ford Coppola è uno che di rischi ne sa qualcosa, abituato com’è a rimettersi in gioco continuamente e a non cullarsi sugli allori. Lo ha fatto scegliendo la strada del cinema indipendente (anche un film cult come Il padrino, rimasto nella storia del grande schermo, come lui stesso ha spiegato, «nacque come un piccolo film, che costò poco e fu soltanto il gran numero di persone che andò a vederlo in sala a renderlo il film che è poi diventato. Non c’è – dice – arte senza rischio, d’altronde se si fa un esperimento non si è mai sicuri se ciò che verrà fuori sarà qualcosa di bello e riuscito. La cosa più importante è non arrendersi perché il successo arriva solo se si persevera»). E ancora lo ha fatto reinventandosi produttore di vini in California e proprietario di resort sparsi per il mondo, fra cui Palazzo Margherita, a Bernalda, trasformato in albergo di charme. Un imprinting che evidentemente gli viene dalla famiglia da cui proviene, che a inizio ‘900 partì dalla Basilicata alla conquista del sogno americano. E si sa l’emigrare, l’essere migranti offre il grande privilegio (o, a seconda dei punti di vista, la maledizione, forse perché in fondo non si appartiene pienamente né all’uno e né all’altro mondo) di rimanere sospesi fra due mondi, quello che si lascia e quello nuovo che si trova emigrando, con le ricchezze dell’uno e dell’altro. Una ricchezza, una versatilità che da sempre il grande regista ha riversato nella sua arte. E non è casuale un tributo come quello che una città come Milano gli ha reso nell’incontro di ieri sera al Teatro Dal Verme “Francis Ford Coppola. Ritrovare le radici per incontrare il futuro. La mia Basilicata”. Una coda di appassionati alquanto trasversale che ha avuto la pazienza di aspettare a lungo prima di entrare nel gremitissimo teatro dimostrano la forza e la grandezza del personaggio. Un colosso che è rimasto fedele a se stesso, nonostante gli Oscar messi in bacheca, un americano che si sente italiano, lucano in particolare. Ben vengano, dunque, anche in futuro operazioni di promozione turistica intelligenti come questa che ha saputo fare perno su un testimonial di grande caratura come Coppola per far parlare e soprattutto vedere la Basilicata in una piazza importante come quella della Milano dell’Expo. Una Lucania che, come lo stesso regista ha sottolineato, rappresenta «un unicum in Italia per la genuinità e il senso di ospitalità» e che «conosce come poche altre realtà – ha detto il presidente della Regione Marcello Pittella – la resilienza e che proprio da questa può costruire il proprio futuro, coniugando ricordi e storia, innovazione tecnologica e futuro, proprio come un lucano d’eccezione come Francis Ford Coppola».

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