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4 minuti per la lettura

MATERA – A Matera IncantaDante, lettura itinerante della Commedia tra i Sassi di Matera, leggeranno anche i detenuti, simbolo della ripresa, della risalita umana sempre possibile. E’ una cosa bella, e ci si potrebbe già fermare a questo messaggio edificante, se non si temesse così di mortificare l’esperienza di quei detenuti e la Commedia stessa: entrambe sono molto più di un messaggio simbolico.
E dunque, cosa vale più di un simbolo, di un contenuto edificante? La vita stessa, la carne, quella che Dante chiama, et voilà, “matera” (ironia della sorte: la parola compare 21 volte nella Commedia, nel senso di “materia”, concretezza delle cose).
La Divina Commedia, si diceva, prima di essere simbolo è vita. Quella di Dante, visionaria eppur concretissima, la storia del suo smarrimento umano, la perdita di sé, e poi la ripresa, resa possibile non per un merito personale (l’illusione della nostra modernità), ma guidata, prima dalla sapienza del maestro Virgilio, poi da quella dell’amata Beatrice poi (cosa fa conoscere più dell’amore?).
Non è scontata, non è automatica, è irta di ostacoli (le tre Fiere) quella strada. C’è, in questo, la vita di tutti noi. E’ l’universalità della Commedia, sempre tanto sbandierata. Universalità, però, non è sentire l’attualità dei messaggi di un’opera, è sentirla vicina. Affettivamente, fisicamente parlando. La amiamo se la amiamo così, dopo 400 anni, per questo la leggiamo.
La leggeremo in 370, tra il 2 e il 4 ottobre, tra i Sassi di Matera. L’appello è ad ascoltarla: non, però, come si ascolterebbe a uno spettacolo, piacevolmente rilassati, ma tesi, come un malato grave ascolterebbe il suo medico, come chi è affamato fisserebbe il cibo, come di fronte a un Maestro. Orecchie tese e cuore acceso, la Commedia si ascolta come qualcosa di cui si ha bisogno.
I Sassi saranno cornice. Non di bellezza a sé stante, ma palcoscenico di sacralità. La grandezza dei Sassi forse non sta in quello che sono, ma in quello che sanno mostrare. Pasolini, per esempio, ci vide fatica e sudore di una civiltà ormai scomparsa. I video dei lettori registrati (tra loro Vittorio Sgarbi) saranno visibili su quelle mura, non su maxischermi . «E’ una scelta voluta – spiega Peppe Notarangelo dato che abbiamo le superfici più affascinanti del mondo».
In questi tre giorni i Sassi saranno più belli e soprattutto saranno di tutti. Non si paga un biglietto: Matera IncantaDante è di tutti, così come per tutti Dante aveva concepito la Commedia. Non ci sono state selezioni per scegliere i lettori, né ricerche di professionisti, solo libere adesioni. Non ci sono lettori di serie A e serie B. Sì, ci sono le autorità, hanno chiesto loro di esserci, ma leggono con gli altri, mischiate tra gli altri. Anzi, viene da dire che se non ci fossero sarebbe un di meno, un furore ideologico che esclude qualcuno: i “potenti”. Dante, invece, non esclude proprio nessuno: l’inclusività è la natura della Commedia. E’ anche lo stile del suo Dio, l’inclusività (“Amor che move il sole e l’altre stelle”).
Inclusiva (se possono paragonarsi le cose piccole alle grandi: e Dante, in pratica, ha fatto solo questo) è anche la dinamica che ha generato l’evento. Stefania De Toma è un avvocato di Trani che risiede a Matera da anni, un giorno si trovò a guardare i Sassi dall’Arco di Piazza Sedile e sognò: “la Divina Commedia qui”. Per anni rimase uno di quei sussurri emozionali che lasciano il tempo che trovano, quei fiori che non trovano acqua e luce per sbocciare. Acqua e luce, poi, sono stati per lei alcuni intensi dialoghi con il poeta Davide Rondoni. Anche lui ha visto Matera con gli occhi di Stefania, poi con i suoi, quelli di poeta. E ha scritto, di Matera, che è il luogo «Dove il cielo e la pietra si baciano e si creano a vicenda».
Quella scintilla è divenuta costruzione (anzitutto il soggetto centrale dell’evento: il Comitato Promotore del Club Unesco), poi il coinvolgimento del regista Franco Palmieri (due minuti con lui bastano per intuire, e invidiare, il suo amore all’opera), poi quello di un altro grande appassionato come il professor Antonio Montemurro, la disponibilità del teatro Talia, poi l’apertura a nuove collaborazioni (prima La Scaletta di Ivan Focaccia, poi la Società Dante Alighieri da poco costituita a Matera). Piano piano, e forse neppure tanto piano, tutto è diventato più grande e più bello: la presenza di Enrique Irazoqui, il messaggio inatteso del Presidente del Senato Pietro Grasso, tanti attori, la collaborazione del teatro Talia… Ma, soprattutto, il sì della gente.
Sarà un successo? Se si dovesse dare una risposta in base alle presenze e ai possibile intoppi, (il meteo fa paura) ci sarebbe da attendere il finale di domenica. Ma per la sua natura, per la sua genesi, per questo suo “essere di tutti”, Matera IncantaDante non “sarà” un successo. Lo è già.

*Presidente Società Dante Alighieri – Comitato di Matera

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