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NOTTE bianca sì, notte bianca no. L’evento programmato per il 26 settembre non sarà quello che tutti si aspettavano, ma ridimensionato. Gli ultimi giorni sono stati decisivi, non ci sono le condizioni per la realizzazione dell’evento proposto e organizzato dall’assessorato alle politiche giovanili e dedicato all’apertura della città anche nelle ore serali e notturne.

L’evento, che avrebbe rappresentato il primo di questo genere nella città dei Sassi, doveva rappresentare una sorta di prova generale in vista del calendario di iniziative che da qui, sino proprio al 2019, la città organizzerà per accogliere i propri visitatori. Ovviamente in attesa di celebrare il suo anno “europeo”, come capitale della cultura, l’amministrazione e le associazioni della città sono chiamate a rendere il territorio sempre più attivo e ricco di impulsi.

Ma, spesso la volontà non è tutto quando bisogna confrontarsi con diversi aspetti legati all’organizzazione e alla logistica. Qui nascono i primi problemi di una realtà probabilmente non ancora pronta a tuffarsi in una serie di iniziative partecipate.

La macchina messa in moto dall’assessore alle politiche giovanili, Massimiliano Amenta, ha portato un grande attivismo tra le associazioni. Diversi i soggetti coinvolti e grande l’attesa per una notte nella quale la città sarebbe stata viva ed avrebbe respirato l’aria di festa. L’attesa di un’alba nuova sulla città, idee fresche e giovani, proprio come le idee del nuovo e altrettanto giovane assessore Amenta.

Erano diverse le associazioni che avevano dato la propria disponibilità all’organizzazione di momenti inerenti la propria attività, da quelle culturali a quelle sportive.

Ogni associazione voleva richiamare l’attenzione sul proprio ideale di città. Inoltre, tante erano state anche le adesioni di gruppi giovanili che avrebbero proposto la propria arte, la musica, nella nottata del 26.
Invece, nulla di tutto questo, la Notte bianca non avrà la stessa forma organizzativa pensata e voluta all’origine dell’idea messa in campo dall’assessore Massimiliano Amenta, ma sarà ridimensionata e, con molta probabilità, vissuta in momenti diversi, spacchettata in serate diverse. Non è stato un problema economico.

Il Comune per questo evento non avrebbe dovuto sborsare neppure un euro. Grazie alla collaborazione di diverse associazioni e alla grande mole di lavoro proposto dalle stesse, tutto in maniera volontaria, ogni costo veniva azzerato. Inoltre, grazie al lavoro dell’ufficio dell’assessorato alle politiche giovanili, è stato possibile reperire fondi regionali per la realizzazione di quei momenti che comportano costi di gestione. Praticamente una grande manifestazione, come avviene in tantissime città italiane, ma per Matera praticamente a costo zero. Sono tre i progetti e le idee finanziate da fondi regionali.

Quella legata alla cartapesta e al pane, e all’artigianato locale più in generale, quella legata alla Passione di Cristo e una rivisitazione del vernacolo materano. Un lavoro importante per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo economico. Questi momenti saranno organizzati e vissuti comunque, visto il finanziamento della Regione Basilicata, ma non tutti in una sola notte, ma in tre sere diverse a partire dal prossimo 26 settembre.

A questo punto, ci si chiede il perchè questa bella e coinvolgente manifestazione, che avrebbe regalato la prima Notte bianca alla città dei Sassi, possa aver avuto intoppi nel percorso organizzativo.

Pare che le difficoltà siano state di ordine pratico. Non è possibile garantire un servizio adeguato per l’intera notte e che, dunque, siano proprio ragioni di sicurezza quelle che hanno fatto saltare l’organizzazione di così tanti eventi racchiusi in una sola notte, la notte tutta materana, che senza dubbio avrebbe richiamato un gran numero di ospiti e visitatori anche dalla vicina Puglia, oltre che coinvolgere appieno ogni risorsa associativa, culturale e non solo dell’intero panorama cittadino.

Un po’ una delusione per molti che ci stavano credendo,e forse una riflessione sul futuro va fatta. Una città che si appresta a divenire, nei prossimi cinque anni, il fulcro dell’attività culturale europea e che, sentendo e leggendo le dichiarazioni dei politici nazionali, è la prossima sfida italiana dopo Expo 2015, non può fallire un appuntamento del genere, che poteva valere come primo e tuto sommato semplice banco di prova.

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