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I LUCANI di Aliano sono contenti. Sono contenti i ragazzi e gli anziani. Credo che non abbiamo dato fastidio a nessuno. La festa della paesologia sta diventando la festa di Aliano, una festa che produce felicità e reddito. Mi pare un bel risultato dopo solo quattro anni di lavoro. La Lucania per ora è il baricentro delle mie attività paesologiche. Credo moltissimo in questa regione. Amo Matera e Aliano, amo Craco e Pisticci e StiglianoeAccettura e Venosa e Maratea e Melfi e Irsina, ma amo anche la Lucania ancora poco noto che puoi trovare a San Fele, ad e a San Mauro Forte o a Calvera e Carbone, ad Anzi, a Gorgoglione, a Oliveto, a Pescopagano. Vorrei che la festa di Aliano diventasse sempre più la festa della Lucania. Immagino da maggio ad agosto un grande cartellone in cui si canta e si suona e si ragiona del paesaggio lucano che a maggio apre il sipario su una bellezza solenne e arcaica, che in Italia è sempre più rara. So bene che c’è il nodo del petrolio. Ribadisco quello che ho già scritto, non è vero che la Lucania è tutta distrutta dal petrolio, ma questo non significa spianare la strada a ulteriori trivellazioni e omettere i controlli su quelli in corso. Direi che è anche importante provare a rinegoziare i benefici. Non è solo questione di soldi. Le trivellazioni dovrebbero essere bilanciate da stanziamenti straordinari del governo a favore dei paesi più piccoli. Qualcosa in effetti già si sta avviando col progetto pilota dell’ex ministro Barca, progetto che vede coinvolti proprio i paesi della montagna materana. È importante che questo progetto trovi al più presto la strada delle realizzazioni concrete per cominciare a produrre quel sentimento di fiducia nel futuro che non si può chiedere ai festival. Dall’esperienza di Aliano vengono comunque molti motivi di lietezza. Il primo è la grande vitalità artistica che caratterizza in questo momento la Regione. Il secondo è la “resistenza” di una sorta di “umanità” lucana che crea molto agio alle persone che vengono da fuori. Qui non si è conservato solo il paesaggio, c’è un qualche residuo di quella che era l’Italia prima della modernizzazione incivile degli ultimi cinquant’anni. Attenzione, non sto proponendo un ritorno al passato, non ho ansie bucoliche, sto provando a dire che dobbiamo sfuggire alle lagne degli scoraggiatorimilitanti. Ci sono molti ragazzi che stanno provando a organizzarsi per restare nei loro paesi. L’agricoltura fatta con piglio innovativo può essere una buona fonte di reddito, ma è chiaro che il guadagno maggiore viene dal cambiare l’ottica con cui la gente guarda ai propri luoghi. Se invece di pensare di essere indietro, si pensa di essere avanti, se invece di sentirsi margine, ci si sente centro, ecco che c’è subito uno scatto in alto dell’umore, uno scatto che fa bene anche all’economia. Alla festa della paesologia si può chiedere di dare valore ai paesi, di far capire gli abitanti dei paesi che il pendolo della storia sta tornando verso l’Italia interna. Non ha senso chiedere a una festa di svolgere contestazioni contro la classe dirigente. A me interessa in questa fase l’intreccio della politica con la poesia, non m’interessa svolgere adesso contestazioni che dovevano farsi nel secolo scorso. Questo è il momento in cui bisogna intanto rallegrarsi per le cose belle che accadono, a cominciare dalla storia di Matera capitale e poi provare a estendere a tutta la regione un clima di fervore e di fiducia. Voglio stare sempre più spesso in Lucania e coilucani. Ad Aliano abbiamo dimostrato quanta felicità può sprigionare questa terra. Non mi allego al coro degli addolorati, al partito del malumore. Questa regione è uno dei posti migliori del mondo. E se pure questa fosse una finzione, è una finzione in cui è utile credere. Abbiamo dedicato fin troppo tempo alla manutenzione delle nostre angosce, all’esposizione delle nostre accidie. La festa di Aliano è la festa di una nuova resistenza. Siamo i partigiani della felicità.

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