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ALIANO – Più che un vero festival, è una sorta di magia, e non è solo il nome a suggerirlo. E’ un’atmosfera incantata quella che si respira ad Aliano nei giorni in cui, ormai da tre anni, il paese dell’esilio di Carlo Levi ospita “La luna e i calanchi”. C’è poesia, musica, spettacolo e confronto politico, un’officina di idee, con la partecipazione di oltre quattrocento ospiti. Ma, soprattutto, c’è l’esaltazione di un modello di vita che mette al centro paesaggio e territori. Viene difficile racchiudere in una sola definizione tutto quello che l’iniziativa ideata da Franco Armino rappresenta, non solo per la Basilicata, ma anche per tutto il Sud. Ci sono i numeri che testimoniano la grande forza attrattiva dell’evento di fine estate che ogni anno porta ad Aliano migliaia di persone. Ma forse neanche questo è abbastanza per restituire il clima di un appuntamento che celebra la bellezza in tutte le sue forme. Il modo più semplice per comprenderlo è esserci. Lo sa bene chi in queste ore sui social network ha dato vita al tam tam per “reclutare” partecipanti e compagni di viaggio da tutti Italia per prendere parte alla terza edizione che per il 2015 si terrà dal 22 al 27 agosto.
Anche se, quest’anno, l’attesa si condisce di un elemento in più: la polemica sollevata da un esponente campano del Movimento No Triv che ha preso di mira il direttore artistico e ideatore del festival, Franco Arminio. Il poeta, scrittore, paesologo, con un’importante storia di impegno civile alle spalle – come quello che lo ha visto in campo per dieci anni contro la realizzazione della discarica di Formicoso (Irpinia) – e una recente candidatura alle ultime europee, nella lista per Tsipras, accusato di essere «a libro paga delle compagnie del petrolio».
Nelle contestazioni dell’ambientalista No Triv proprio il contributo che, indirettamente, il festival di Aliano riceverebbe dalle società che estraggono in Basilicata. Tutto nato, peraltro, da alcune dichiarazioni che Arminio avrebbe rilasciato un anno fa alla stampa e fraintese. «Sinceramente – spiega oggi – non sento neanche la necessità di difendermi da questo tipo di illazioni. In ogni caso non ritengo di dover dar conto a nessuno dei terreni su cui spendere le mie battaglie civili. Ma a parte questo c’ è una dato oggettivo: la mia storia parla chiaro. La festa della paesologia è la sintesi dei valori che ho sempre portato avanti, nelle scelte della mia vita e nei miei libri. Basta leggerne una sola pagina per capire da che parte sto». Rispetto alla questione specifica dei finanziamenti all’iniziativa, aggiunge: «Il Comune di Aliano ha chiesto il finanziamento alla Regione. Non spetta a me decidere da quale capitolo del bilancio devono arrivare i finanziamenti a una festa che costa un quinto rispetto al valore di mercato. Se poi si fanno i conti, l’ottanta per cento della somma resta ad Aliano e considerando i soldi che portano i visitatori che vengono da fuori, il bilancio è in attivo.
Personalmente, non ho mai chiesto sponsorizzazioni a nessuno e mai lo farò. Soprattutto non ho mai avuto nulla a che fare con i signori del petrolio. So che alcune miei dichiarazioni sono state fraintese. Si trattava solo del tentativo di dire che non concordo con chi dipinge una Basilicata come terra tutta devastata dalle estrazioni. La festa della paesologia va in direzione opposta: esaltare la bellezza e le suggestioni liriche del paesaggio lucano (quest’anno ci muoveremo anche nei paesi vicini ad Aliano). Ho sempre detto con chiarezza quello che penso: ritengo che la Basilicata dovrebbe seguire ben altri modelli di sviluppo. Credo che i lucani devono avere la possibilità di decidere sulle estrazioni in corso e su quelle che si vorrebbero aggiungere. Trovo scandalosamente basse le compensazioni economiche riconosciute ai territori e mi fa piacere che stia crescendo la sensibilità per la tutela della salute dei cittadini e del paesaggio». Polemica chiusa. Almeno per Arminio, per il quale le accuse sui finanziamenti non possono certo “sporcare” il valore di una festa che ha una vocazione radicalmente ecologista.
Arminio, in qualità di referente tecnico, ha anche redatto la bozza di strategia per la Montagna Materana (scelta come area pilota nell’ambito del progetto concepito da Fabrizio Barca). Un dossier a cui ora anche altre regioni guardano con interesse. «Mi piacerebbe che facesse più notizia questo documento rispetto a polemiche nate da un equivoco. Ma nella lista delle priorità c’è un’altra cosa. «Che il festival di Aliano possa contare sempre più sulla partecipazione anche dei lucani». Per tutti l’appello: «La festa della paesologia non propone un divertimento estivo, ma una nuova militanza, poetica e politica. Nel paese descritto da Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli si radunano lietezze operose e inoperose, affanni, tremori, tentativi di seminare qualcosa nella miseria spirituale dilagante. Aliano è lontana, non arrivano masse distratte, ma casi singoli, anime spaiate, gente che non appartiene al consorzio dei furbi e degli ingordi. Aliano è un’isola, un altrove dentro l’Italia, un luogo in cui anche la desolazione diventa beatitudine: è l’eros dell’orlo, l’oreficeria del vuoto».

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