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BANZI – Durante la proiezione un anziano lascia la sala stizzito: «Ma lo sapete cosa sono le Br?». Lo ha raccontato Giovanni Fasanella, ex giornalista di Panorama in Basilicata con l’ex brigatista Alberto Franceschini per presentare “Il sol dell’avvenire”, documentario firmato anche da Gianfranco Pannone e dedicato ai primi passi delle Br nel periodo a Reggio Emilia (nel box in basso la recensione).

Dal palco, l’ex cronista di San Fele, inizi all’Unità («il Pci ha sempre rimosso, ricordo che mi dicevano di scrivere “fascisti camuffati da brigatisti”…») e oggi 20 libri all’attivo sulla storia “malata” del nostro Paese, a fine proiezione ha ribadito la propria posizione: «Come giornalista, per primo ho dato voce ai parenti delle vittime del terrorismo come Sabina Rossa e ne “I silenzi degli innocenti” ho raccolto venti storie di famiglie come quella», rivendicando il proprio metodo di lavoro storiografico – condotto sugli archivi britannici desecretati ma non consultati da altri – e dicendosi stufo delle polemiche. L’episodio dell’altro ieri sera a Banzi ricorda la protesta dei tanti «scattati contro il film prima ancora di averlo visto – come si legge nella prefazione del libro di 128 pagine che accompagna il dvd edito da Chiarelettere –, come mossi da un riflesso condizionato, pretendendo di avere una sorta di esclusiva sul dolore, sul diritto all’indignazione e sulla corretta interpretazione storica».

Il documentario di Fasanella e Pannone, dopo le presentazioni del 26 e 27 a San Fele e Banzi, ieri è stato proiettato a Marconia. All’incontro di Banzi, moderato dal giornalista Ugo Maria Tassinari e promosso come gli altri due dalla Fondazione Basilicata Futuro, ospiti del sindaco Nicola Vertone erano il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico e il deputato Sel e sindaco di Rionero Antonio Placido.

Durante il dibattito che ha seguito la proiezione, qualcuno dal pubblico ha ricordato che un poliziotto di Genzano era presente in uno degli eventi più volte evocati nel documentario dai protagonisti, ovvero gli scontri del luglio 1960 a Reggio Emilia – durante il governo Tambroni – nei quali morirono 5 manifestanti. Così la storia minore di una piccola comunità s’è incrociata con i grandi mutamenti di quegli anni che crearono le basi per la rivolta armata.

«Siamo nati prima di piazza Fontana, e secondo me saremmo nati anche senza piazza Fontana – ha risposto Franceschini quando gli è stato chiesto da cosa nascesse la decisione della lotta armata –, certo lo stragismo nero ci convinse ancora di più sulla giustezza delle nostre ragioni. Questa – ha commentato invece riferendosi a “Il sol dell’avvenire” – non è la storia delle Brigate Rosse ma il racconto di alcuni protagonisti, non esperti o prof, sul periodo che portò alla nascita delle Br».

La serata a Banzi ha fornito a Fasanella l’occasione per raccontare il suo passaggio graduale dalla carta stampata alla pellicola: «E’ giornalismo fatto con un linguaggio diverso. Da quando è entrato Berlusconi a Panorama, perché io a differenza di Santoro non l’ho scelto ma l’ho subìto, ho scritto sempre meno. Nel 1994 ho fatto un corso di sceneggiatura monotematica sul terrorismo. Il terrorismo politico è una mia vecchia passione». Poi un aneddoto: «A 21 anni fui convocato dal segretario della federazione torinese del Pci, Marchisio, che mi mostrò l’elenco di giornalisti nel mirino delle Br: c’era pure il mio nome…».

Infine la prospettiva della sua attività di ricerca: «Deve continuare. Di sicuro nel mio lavoro non c’è alcuna dietrologia o pseudo-storiografia di destra o di sinistra. Il mio metodo è misto: giudiziario, nell’individuare le responsabilità penali ovvero personali, e storiografico, nel capire il contesto e fornire un’interpretazione di anni in cui l’Italia, Paese sconfitto in guerra, era a sovranità limitata. Anche nei propri servizi segreti».

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