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MATERA – Un suo brano “Mexican Mariachi” è stato inserito nel film “Dallas Buyers Club”, film che nel 2013 ha vinto tre Oscar; è appena tornato da Cannes dove ha seguito la proiezione del corto “Lulù and the right words” nel quale ha curato la colonna sonora. Federico Ferrandina è un ambasciatore di lucanità nel mondo, la sua terra e la sua città sono sempre al centro dei suoi pensieri anche se lavora da anni negli Stati Uniti. Appena tornato dalla Francia, Federico si concede ad alcune domande per il Quotidiano del sud.

Federico, i musicisti italiani negli Stati Uniti sono sempre molto apprezzati. Ma perché per avere spazio i giovani musicisti italiani devono attraversare l’oceano?

«In generale posso dire che le radici italiane sono una cosa unica nel mondo. Negli ultimi tempi ho ricevuto premi e riconoscimenti delle autorità nella mia terra, come se improvvisamente fossi diventato bravissimo solo perché sono stato ad Hollywood. Mi auguro che chi verrà dopo di me non avrà bisogno di farsi 10 mila chilometri per realizzare ciò che sa fare. Questo è un po’ un vizietto tutto italiano».

Hai curato le colonne sonore di “Lulù and the Right Words” (regia di Enrico Le Pera). Quando è avvenuto il contatto con questo progetto?

«Questa produzione mi ha contattato prima ancora che fosse scritta la sceneggiatura. Enrico Le Pera ha voluto che elaborassi il tema principale di quella colonna sonora prima di cominciare a girare. Lui è uno di quei registi che trae sempre grande ispirazione dal materiale musicale».

Come è stato presentare questo lavoro a Cannes, seppure nella sezione “Short Film Corner”?

«Essere presenti a questa manifestazione è stato importante per l’interesse negli addetti che il corto ha suscitato. Probabilmente si svilupperà in una serie televisiva o in un film lungo. E’ un lavoro che manifesta una grandissima personalità sul piano della fotografia, ma anche sulla recitazione e sulle scelte musicali. Il regista mi ha spinto a lavorare in zone per me inusuali che mi hanno messo alla prova».

La protagonista di questo lavoro si muove tra due condizioni opposte: l’innocenza e la crudeltà. Nella musica che hai composto come convive questa antitesi?

«C’è stata una problematizzazione molto importante su questo aspetto. È stata una scelta di suono. In questa colonna sonora abbiamo deliberatamente fatto dialogare una strumentazione tradizionale, quella di un’orchestra d’archi (registrata a Matera), all’elettronica».

Tra i generi che studi e suoni c’è anche il tango, una musica spesso affiancata all’emigrazione. Cosa significa per te tornare da emigrante nella tua città?

«Mi sento emigrante ma non sradicato dalla ma terra. Ultimamente sono riuscito a portare a Matera il progetto statunitense “Playing for change”. Diciamo che non torno a Matera, vivo Matera ogni volta che riesco e posso».

Per inseguire il tuo sogno e la tua professione hai dovuto lasciare questa terra, secondo te aumenteranno le opportunità in questo territorio con Matera Capitale Europea e con la Lucana film commission? Potranno convivere queste opportunità con la “risorsa” petrolio?

«Io mi auguro che la Basilicata sia degna di questa vittoria e che la film commission si muova nella direzione giusta. Rischiamo seriamente di compromettere un patrimonio che dovrebbe essere il presupposto della cultura, il rapporto con il territorio e le risorse deve essere in sé sano, altrimenti non c’è cultura che tenga».

Concludiamo. Cosa è per te la Bellezza?

«Faccio appello ad una definizione che ho imparato dalla letteratura: è bello tutto ciò che eccede il limite dell’utile».

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