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MATERA – Ha chiuso con oltre 35 mila visitatori, parte dei quali stranieri, la mostra documentale, fotografica e audiovisiva dedicata ai 50 anni dal “Vangelo” di Pier Paolo Pasolini, ospitata a Matera per un lungo periodo nelle sale di Palazzo Lanfranchi. L’esposizione “Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo cinquant’anni dopo. Nuove tecniche di immagine: arte, cinema, fotografia” è stata curata da Marta Ragozzino, direttore del Polo museale di Basilicata, e dal critico d’arte Giuseppe Appella con Ermanno Taviani, professore di Storia Contemporanea all’Università di Catania, la collaborazione di Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commission, e con il sostegno della Regione Basilicata. Patrocinata dal Ministero per i Beni e le attività culturali e del turismo e dalla Conferenza Episcopale Italiana. La mostra ha avuto il supporto dell’Arcidiocesi di Matera–Irsina ed è stata realizzata con il contributo operativo della Cineteca Lucana, del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, della Cineteca Nazionale di Bologna, del Gabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux di Firenze, la Pro Civitate Christiana di Assisi ed il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa. «Ringrazio tanto – ha detto la Ragazzino – tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione e promozione di una mostra che ha contribuito al percorso di candidatura a Capitale europea della cultura per il 2019 e a presentare l’offerta culturale e cinematografica di un territorio che con il Vangelo ha fatto conoscere l’anima dei Sassi, dei suoi abitanti e della civiltà rupestre. La mostra chiude e non mancano richieste per ospitarla altrove, ma è ancora presto per conoscere come e dove». E’ tempo di bilanci, quindi, e Marta Ragozzino ha ringraziato tutti, dai suoi collaboratori al critico Peppino Appella, al grafico Mauro Bubbico e ai “tanti” a vari livelli, anche istituzionali, che hanno contribuito al successo dell’evento. Si sta lavorando a un corposo catalogo e alla valorizzazione di un prodotto tridimensionale “Il Vangelo Secondo Matteo”.
Tante le persone intervenute alla festa di chiusura, tra musica, brindisi, riflessioni su documenti, foto, singolari elaborazioni video, allestite nella sala centrale e in quella della preparazione del viaggio a Perugia e nella sala cinema dove sono stati riprodotti i lavori “La terra vista dalla luna” del 1967 e “Che cosa sono le nuvole” del 1968. La finalità della mostra è stata quella di focalizzare la massima attenzione, in modo approfondito e con una narrazione originale, la genesi del capolavoro di Pier Paolo Pasolini e il rapporto del regista con la città di Matera, che nell’estate del 1964, sotto un sole “ferocemente antico”, si trasformò in Gerusalemme. La mostra, divisa in sei sezioni, ha raccontato la storia e i luoghi del Vangelo in relazione al clima culturale e artistico lucano e italiano di quegli anni. Si è voluto, in un certo senso, ricostruire il doppio contesto del film: quello dell’ideazione ed elaborazione creativa tra Roma ed Assisi e la Palestina tra il 1962 e il 1964 e quello della realizzazione delle riprese, del montaggio e della produzione del film. Tra le altre cose, è stato originale aprire la mostra, nella Chiesa del Carmine, adiacente a Palazzo Lanfranchi, con le immagini di “Intellettuale” di Fabio Mauri, maestro dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra e amico di Pasolini fin dai tempi bolognesi. La performance, presentata nel 1975 in occasione dell’inaugurazione della Nuova Galleria d’Arte Moderna di Bologna, riprendeva lo stesso Pasolini trasformato dall’artista in uno “schermo umano” su cui era proiettato “Il Vangelo secondo Matteo”.
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