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GLI effetti della dipendenza da droga, potrebbe rispondere qualcuno alla domanda: di cosa parla il romanzo “Nessuno da salutare” (Valentina Porfidio Editore) di Dino Rosa? E tutti i torti non li avrebbe. Ma ci sono libri – come questo, che sarà presentato oggi, al teatro Stabile di Potenza, alle 18.30 – stratificati, leggibili su più livelli.
La domanda in questo caso può avere diverse risposte, e tutte valide.
Brevissima sintesi della trama: alcuni giovani incrociano le proprie vite, nel nome dell’amore, fra Basilicata, Calabria e l’Urbe; sulla strada s’imbattono nello spettro degli stupefacenti.
La coppia perfetta si rompe e, a cascata, le conseguenze rotolano l’una sull’altra.
Ma, inoltrandosi nella struttura del romanzo, già si colgono altri livelli di lettura.
Adottando una delle miriadi di varianti della classica “teoria dei canti sparsi”, il riflettore della narrazione si sposta sui diversi personaggi.
Ivana, la ragazza “innamorata” del padre; Andrea, il guerriero della costruzione di sé; Lorenzo alias Speed, l’uomo che devia dalla sua strada verso il paradiso per un accanimento della sorte. Questi i principali. Ce ne sono molti altri.
Cosa accomuna queste vite ancora in nuce? O meglio: cosa le differenzia, accomunandole? Ci sono i grandi temi dell’uomo: il senso di responsabilità, innanzitutto. L’attitudine al sacrificio.
E da qui, una serie di dilemmi: cosa siamo disposti a fare, di fronte alle scelte che comporta l’amore? Riusciamo sempre a passare sopra le nostre rigidità, a smussare gli angoli che ci delimitano e ad andare oltre?
Attestato che un certo grado di rischio è insito nel concetto stesso di amore, esattamente quanto siamo disposti a rischiare per questo sentimento? Se poi l’amore ci chiede di superare un altro ostacolo, e cioè mettere in pericolo i nostri stessi sogni per l’altro, correre il rischio di doverli riporre nel cassetto, siamo capaci di farlo?
Queste domande – che, a pensarci bene, ricorrono nei grandi romanzi di sempre – scorrono fra le parole di cui è composta l’opera di Rosa.
Autore potentino, al suo secondo titolo, dà le sue risposte, consegnandoci un racconto che prende il lettore, riservandogli snodi altamente drammatici e almeno un paio di colpi di scena.
Il tutto con un occhio molto attento alla quotidianità, con riferimenti anche a persone reali – ad esempio, nel mondo del terzo settore – e con una verosimiglianza che trae linfa dalla cronaca dei nostri anni di sciatteria sociale e deriva etica.
Un romanzo capace di emozionare. E che ha una particolarità rara: una colonna sonora. Nella fattispecie, le canzoni di Paolo Pecoriello, in arte Piko, cantautore potentino scomparso nel 2001. Al libro è anche accluso un bel cd con tre tracce dell’artista. Ma dei suoi versi è permeato il libro, tanto che esprimono lo stato d’animo della protagonista. Se ne parlerà stasera, alla presenza dell’autore e di numerose personalità, fra cui il sindaco Dario De Luca e il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella.
Con questo lavoro, Dino Rosa è pronto ad affrontare prove importanti e a diventare uno scrittore in piena regola.

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