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POTENZA – Lo spettacolo “Signori…le patè de la maison” in scena per il consorzio “Teatri Uniti di Basilicata” a Potenza prima e a Matera ieri sera, è una pièce che molti hanno seguito per la protagonista la bella e famosa Sabrina Ferilli. Ma affianco a lei, nella parte del marito, c’è un alto rappresentante del teatro italiano che ha curato anche la regia dello spettacolo si tratta del grande Maurizio Micheli. Un uomo di spettacolo che ha realizzato in carriera 31 pièce, 21 film e 17 programmi televisivi. Micheli è un comico del teatro che punta certamente alla risata ma pone sullo sfondo sempre un racconto. A lui poniamo alcune domande per il Quotidiano del sud.
Maestro, un “francesismo” questa pièce lo porta anche nel titolo. Cosa ha apportato la sua regia unita all’adattamento di Carlo Buccirosso per renderla meno francese?
«E’ teatro di parola, non ci sono tante invenzioni scenografiche o di regia. Stiamo molto attenti a cosa diciamo e al modo in cui parliamo. Ogni personaggio ha una sua origine, un suo modo di dire le cose. Il fratello di mia moglie (la Ferilli) in scena è di destra, io sono di sinistra, c’è una presa in giro di certa sinistra e di certa destra. Certe “snoberie” dei radical chic di sinistra e certe esagerazioni volgari ed esagerate di certa destra conservatrice che esiste sia in Italia che in Francia».
Dall’opera teatrale francese è stato già tratto un film in Francia “Cena tra amici” ed è da poco nelle sale “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi. Qual è secondo lei l’ambito artistico ideale per far vivere questa storia?
«Il film dell’Archibugi non l’ho visto. Mi hanno detto che è un po’ noioso ma io non ho avuto modo di controllare. Certo in teatro non ci si può permettere di annoiare il pubblico. Una cosa in più che forse abbiamo fatto, rispetto al testo francese e al film francese è che facciamo ridere. Abbiamo puntato molto sulla comicità, con una malinconia di base. Io poi faccio il comico a teatro da sempre».
Lei fa la parte dell’uomo di sinistra, ironico ed intelligente. Quanto le somiglia questo personaggio?
«Un po’ mi somiglia: è un po’ snob, antipatico a momenti, molto ironico, prende in giro gli altri e un po’ se stesso. Deluso dalla sinistra e un deluso di sé. Con i personaggi bisogna essere un po’ “straniati”, si diceva una volta. Guardare il personaggio dall’esterno. Bisogna mantenere un distacco per guardarsi recitare, ma allo stesso tempo aderire per non perdere credibilità. Io cerco sempre di somigliare al personaggio che faccio».
Quali sono le personalità e i personaggi teatrali che porta con sé?
«Certamente il personaggio del mio spettacolo storico “Mi voleva Strehler” , lo faccio dal 1978. Nella magia teatrale racconto ancora quella storia oggi e teatralmente parlando è il mio personaggio. Fa parte di me anche un altro personaggio di un’opera “Il contrabbasso” di Patrick Süskind che portai in scena la prima volta nel 1985».
Per questo spettacolo lei ha lavorato con un gruppo importante di attori, tra cui Sabrina Ferilli con la quale ha collaborato anche altre volte. Come è stato lavorare di nuovo con lei?
«Con la Ferilli è la terza volta che lavoriamo insieme. La prima fu con “Un paio d’ali” degli anni ‘90, un grande successo. Poi “La presidentessa” per la regia di Proietti. Diciamo che lei il teatro lo fa prevalentemente con me».
Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?
«La Bellezza è il senso della misura».
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