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BUONE notizie dall’Europa? So che non è facile di questi tempi forare il muro di scetticismo e di indifferenza, se non di ostilità, nei riguardi di un’Europa considerata, a volte non senza ragione, un peso oneroso e istituzione incapace di affrontare e risolvere i guai dei suoi cittadini. Ma in queste settimane si è lavorato sodo, e con costrutto, in tutte le sedi di decisione dell’Ue e un clima di ottimismo comincia a farsi strada. Vale la pena sottolineare quel che sta avvenendo, grazie anche alla non facile intesa politica raggiunta tra i governi in seno al Consiglio europeo, nel campo finanziario e monetario.
La Politica (la P maiuscola non è posta per un refuso) ha compiuto le sue scelte di indirizzo verso la crescita e per allontanare la pratica dell’austerità. I tanto odiati tecnici, in questo caso appartenenti alla Banca Centrale, hanno avviato un piano di azione che sta producendo risultati che si credevano insperati. L’idea geniale di Mario Draghi del “quantitative easing” sta dimostrando, nella pratica, tutto il suo potenziale tanto da porre davvero solide basi per aiutare i governi ad uscire dalla lunga e disastrosa crisi per incamminarsi verso un’economia di crescita e di rilancio dell’occupazione.
Detto in italiano, il “quantitative easing” vuol dire che la Banca centrale ha deciso di stampare moneta “fresca” per aumentare la liquidità del sistema finamoghernziario in modo che essa arrivi all’economia reale. Questo “QE” spinge alla diminuzione dei tassi d’interesse e dei mutui. Concetti – tassi di interessi e mutui – che i cittadini, specie gli italiani, comprendono perfettamente. Quest’azione europea va spiegata, dunque, nelle forme più semplici, nelle ricadute reali sulla vita di tutti noi cittadini.
Qualche giorno fa, a Strasburgo, il Gruppo parlamentare “Socialisti e Democratici” ha invitato ad un confronto non formale il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e alcuni commissari (tra loro, l’Alto Rappresentante Federica Mogherini). Riunioni che facciamo con una certa regolarità. Perché, innanzitutto, vogliamo verificare passo dopo passo, e non solo in Aula, come procede il programma che caratterizza la Commissione che, lo sottolineo, abbiamo votato a precise condizioni. Juncker ne è consapevole e con lui esiste un rapporto di reciproca fiducia ma anche di ferma volontà, da parte nostra, di non recedere da alcuni punti fissi. Il principale è, appunto, quello di procedere senza deviazioni con il “Piano di investimenti” e sulla flessibilità.
Abbiamo ottenuto un cambio di direzione verso la crescita, grazie anche al commissario Pierre Moscovici. Ora dobbiamo accelerare e rafforzarla, per non rendere vani gli sforzi che sono stati compiuti e che stanno dando già i primi frutti. Abbiamo ribadito a Juncker che l’Efsi, cioè il Piano per gli investimenti strategici – che intende mobilitare ben 315 miliardi di euro – deve riuscire a finanziare anche progetti ad alto rischio capaci di avere un serio impatto sull’economia europea e sollecitare il cofinanziamento degli Stati Membri attraverso l´incoraggiamento a finanziare le banche di sviluppo e le piattaforme di investimento.
In questo quadro va salutata con grande soddisfazione la decisione del governo Renzi di mettere otto miliardi a disposizione del Fondo, cosa che è stata molto apprezzata da Juncker e dal presidente dell’Eurozona, Jeroen Dijsselbloem. Come si vede, c’è un’Europa in movimento. E su molti terreni. Per fare un altro esempio, abbiamo di fronte l’impegnativo tema della fiscalità. Non si tratta di una questione astrusa, bensì di un aspetto delle politiche europee che hanno un diretto impatto sulla vita dei cittadini perché – è bene ricordarlo – le decisioni legislative che provengono dall’Ue costituiscono ormai una buona fetta delle scelte dei governi nazionali. Abbiamo chiesto che siano fermi due pilastri: il no alla competizione fiscale e il principio che le tasse si pagano laddove si conseguono i profitti. Ci batteremo per questi obiettivi, insieme alla riduzione delle pesanti diseguaglianze sociali e alla conquista di un lavoro decente per tutti. Noi siamo in prima fila. Detto senza retorica e pronti a rendere conto del nostro impegno.

*Presidente del Gruppo del PsE nel Parlamento europeo

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