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di GIANNI PITTELLA*

IN Grecia le piazze sono tornate a riempirsi. Di protesta dura. E di rabbia. Se un popolo sofferente si riversa per le vie, anzi ci ritorna con forza dopo prove durissime e altre che lo attendono, ha sempre le sue ragioni. Ai dirigenti politici spetta di capire quelle ragioni e di indicare le soluzioni. Anzi: indicare e attuarle. La “questione greca” è un banco di prova molto difficile. Per tutti. Per l’Unione europea, innanzitutto, che è chiamata a risolvere per il meglio e per il bene di una vasta comunità una situazione complicatissima.
Adesso non serve più interrogarsi e macerarsi su come si è giunti a tanto. Non c’è tempo. Il tempo serve e costa. Non stiamo a tergiversare. Il nodo va sciolto. La Grecia, dotata di un governo frutto di elezioni libere e democratiche, ha portato sul tavolo di Bruxelles le sue carte che scottano. E la Commissione ha accolto il premier di Atene con tutta la doverosa attenzione che si doveva al rappresentante di uno Stato membro investito di un mandato politico consacrato da una inequivocabile vittoria elettorale.
Queste che stiamo vivendo sono ore anche drammatiche perché – non dobbiamo nasconderlo – c’è in gioco il destino di un popolo e, di conseguenza, l’avvenire dell’Unione. Perché, nella malaugurata ipotesi che si arrivi ad una frattura irreparabile, lo scenario che avremo di fronte sarebbe dei più gravi. Il nostro compito, di esponenti politici e di legislatori europei, è quello di operare fattivamente per aprire la strada ad una soluzione accettabile.
Voglio dirlo senza tortuosità perché sono seriamente preoccupato come tantissimi e sento il peso della responsabilità. La decisione ultima della Banca Centrale non deve avere alcun effeto e influire sui negoziati che si impongono tra il governo greco e le istituzioni europee. Noi S&D riteniamo che questi negoziati non debbano più riguardare la cosiddetta “trojka”. Qui si tratta di compiere una scelta politica netta. La trattativa deve essere condotta dalla Commissione europea (e dal Parlamento) perché si tratta di un problema che tocca il cuore stesso dell’Unione. Questa è una faccenda della famiglia europea.
L’Europa deve assicurare la giusta flessibilità ad Atene per poter mettere in campo le riforme, rilanciare l’economia e iniziare a ridurre le pesanti diseguaglianze sociali che si sono abbattute sulla popolazione. Ed è evidente che, in questo ineludibile confronto (pena il disastro) il governo Tsipras deve fare la sua parte. Noi siamo consapevoli che non si possono assestare altri durissimi colpi ad un Paese stremato: in questo quadro, però, possiamo chiedere alla Grecia impegni seri e, sino ad una certa misura stringenti, per quanto riguarda il settore pubblico, la politica fiscale e la lotta contro la corruzione.
E’ anche ovvio che una partita più importante si gioca sulla questione del debito. Ci si scontra tra chi sostiene che i patti vadano rispettati e chi, d’altro canto, valuta che il non pagamento ai creditori non sconvolgerebbe la condizione dell’Unione e le sue regole. Sono dell’opinione che intanto vada subito avviato il negoziato e che non debba essere messa in dubbio la richiesta legittima di Atene di poter rinegoziare le condizioni del pesantissimo debito e la tempistica. E sono anche consapevole del fatto che, in questa trattativa, non si possa sperare da parte dei partner che la montagna debitoria si possa smaltire nel giro di pochi anni. E, pertanto, è ragionevole studiare le forme più convincenti e appaganti per tutti. Pacta sunt servanda ma con realismo. Nel nome della solidarietà che è una delle ragioni fondanti della nostra comunità.
Ora si teme da parte di taluni che Atene possa scivolare verso Oriente e mettersi a scrivere lettere in cirillico a Putin. Non c’è problema né paura. Cirillo e Metodio, riuscirono ad affermare una gerarchia ecclesiastica autonoma nonostante l’opposizione del clero tedesco. Però sono santi per l’Oriente e per l’Occidente. E anche compatroni d’Europa con San Benedetto. Vorrà pur dire qualcosa?

*Presidente del Gruppo Socialisti & Democratici al Parlamento Europeo

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