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HO passato un quarto della mia esistenza a parlare di Capitale europea della cultura e di Matera.
So soltanto che non è mai stato abbastanza: gli stereotipi, il falso, le critiche basate sul nulla e gli scoraggiatori di professioni hanno sempre avuto la meglio nell’opinione pubblica.Sto sentendo molte cose in giro: sale la preoccupazione nel vedere che nonostante la nomina, un progetto visionario e un metodo chiaro ed esplicitato, riemergano atavici luoghi comuni. “Fatta la Capitale, bisogna fare i Capitolini”: visto che la Capitale l’abbiamo fatta “dal basso”, occorrerà allora insegnarci reciprocamente le cose in maniera orizzontale. Partiamo dalle spiegazioni e diffondiamole: ognuno di noi si faccia portavoce del messaggio di speranza che riparte da Matera.
1. Matera 2019 non significa che arriveranno “un botto di soldi per tutti”, almeno non in maniera diretta: il programma culturale con cui abbiamo vinto non è un cartellone di eventi per il 2019 ma va visto come un piano strategico della cultura che punta sul coinvolgimento dei cittadini nei processi artistici e culturali per aumentare e rafforzare competenze, conoscenze e relazioni. C’è un budget, stanziato sulla base di regole chiare e inamovibili: abbiamo vinto anche per questo. Andiamocelo a leggere.
2. Matera 2019 non porterà né la Ferrovia dello Stato, né l’Aeroporto di Pisticci: esiste un piano chiaro sulle infrastrutture, pubblicato nel dossier. L’approccio di fondo è il potenziamento dell’esistente e la trasformazione dell’inutilizzato o dell’interrotto in piste di viabilità alternativa.
3. Matera 2019 non sconfiggerà il clientelismo, l’opportunismo e la corruzione: queste cose verranno meno solo se noi cittadini smetteremo di scambiare il nostro voto con ricatti e richieste di favori e esigeremo dai politici di conoscere per bene le materie di cui trattano e di cui vogliono essere responsabili. Con la nomina abbiamo toccato con mano cosa succede quando la professionalità di una nuova generazione di persone diverse si mette al servizio di una causa più grande: abbiamo le competenze, la visione e la speranza. Non abbiamo più bisogno di barattare le opportunità contro pacche sulle spalle.
4. Matera 2019 non si sovrappone al finanziamento di eventi culturali ordinari: per quello continuano ad esserci i Comuni e la Regione. Esiste un programma culturale, declinato su 5 temi e 70 progetti. Sta a noi collegarci e disegnare delle possibili connessioni progettuali con ciò che è già scritto.
5. Matera 2019 non risolverà la disoccupazione, l’emigrazione giovanile e l’assenza di fiducia nel prossimo: sono processi lenti e pazienti, come quello della candidatura che nel lontano 2008 sembrava a tutti un traguardo irraggiungibile. La Basilicata pero sarà più attrattiva, ed è molto probabile che persone, imprese e idee sceglieranno di venire da noi e investire. Bisogna augurare ai nostri giovani di poter partire per scelta e non per mancanza di opportunità, ma dobbiamo anche augurarci che arriveranno persone diverse, da fuori, con esperienze diverse.
6. Matera 2019 non farà scomparire i rischi ambientali, di speculazione edilizia e l’aumento dei prezzi. Anzi, dovremmo tutelare ancora di più il nostro territorio ed esigere dai commercianti, dagli imprenditori e dai politici che abbiamo scelto di votare che non contribuiscano a fare della Basilicata un parco giochi senza regole e lontano dal nostro animo discreto, umile e previdente.
Questi sono i primi 6 punti, ma ce ne sarebbero tanti altri. Non è finita la fase della spiegazione: anzi. Solo la conoscenza reale dei fatti salverà questa nostra fetta di mondo».
ILARIA D’AURIA
Comitato Matera 2019
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