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Apprendiamo dalla stampa che sono state introdotte alcune modifiche al decreto “Cresci Italia” che sicuramente non sono negative, ma da questo a dichiarare che siano una grande cosa ce ne passa.
Fino a quando si continuerà a dire che il petrolio è un’opportunità per la nostra regione piuttosto che un problema, non potremo mai essere d’accordo. Non lo diciamo noi, ma i dati e gli effetti che le estrazioni stanno determinando sul territorio lucano dimostrano che fino ad oggi i fattori negativi sono di gran lunga superiori a quelli positivi. Per quanto ci riguarda, non un barile in più deve essere estratto e non un’autorizzazione di ricerca in più può essere concessa.
Le compagnie petrolifere e il governo nazionale rispettino prima tutti gli accordi sottoscritti e solo dopo chiedano di attuare gli accordi sulle quantità definite dagli accordi del 1998 e del 2006. La questione della modifica del decreto riguarda la messa in discussione delle prerogative delle Regioni con la messa in discussione, di fatto, del titolo V della Costituzione. Va ripristinato il diritto delle Regioni e dei territori di decidere il proprio futuro produttivo e quindi le scelte di sviluppo, che, per quanto riguarda la nostra Regione, devono andare nella direzione della valorizzazione del comparto primario, della salvaguardia dell’ambiente e del territorio e dello sviluppo delle energia rinnovabili. Nessuno lo dice, ma oltre allo scippo dei poteri da parte del governo Renzi, nel decreto vi è un altro punto molto critico e non condivisibile che è quello che riguarda la”Autorizzazione unica di ricerca, esplorazione e produzione” attestata al Ministero competente. Su queste questioni bisogna costruire intese con le altre Regioni piuttosto che parlare di “card carburante” trasformata in “card dei poveri”.
Non vi è dubbio, inoltre, che il sistema di tassazione e trasferimento delle risorse ai territori dove avviene l’estrazione va modificato e regolamentato diversamente con norme chiare e senza che sia il governo nazionale annualmente a definirne quantità e criteri. Scegliere di sviluppare l’iniziativa solo su questi punti significa dare ragione a chi dice che pur di recuperre 5 o 10 punti percentuali di riduzione delle importazioni si può tranquillamente mettere a rischio il futuro economico, sociale e politico di un’intera regione. Noi non ci stiamo e ci opporremo sostenendo la battaglia dei Comuni, dei cittadini e dei movimenti che in Basilicata chiedono un altro modello di sviluppo.
* Capogruppo Sel alla Regione
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