X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

NON si può continuare a giocare sulla pelle delle persone. Occorre avere la decenza e il pudore, quando si parla della condizione che riguarda migliaia di persone, di evitare strumentalizzazioni e millanterie. Noi stessi, mentre discutiamo di ciò, dobbiamo essere pienamente consci di questo monito.
Noi non ci stiamo. Nei prossimi giorni riproporremo una iniziativa legislativa popolare su alcune questioni e in particolare quella del reddito minimo garantito che prevede nell’immediato una sperimentazione sulla platea degli ammortizzati in deroga.
Niente più graziose concessioni delle filiere e dei capibastone di turno. Ci battiamo per il riconoscimento di un diritto soggettivo universale. Un diritto che non preveda il vincolo di riconoscenza e di gratitudine, che liberi dalla schiavitù della promessa e del ricatto sistematico.
La questione degli ammortizzatori in deroga è allarmante. Non è più possibile ascoltare chiacchiere vane.
Siamo stati sempre convinti assertori che le tutele sociali e il welfare debbano essere estesi e non ridotti durante i periodi di crisi.
Avviene, a livello nazionale, puntualmente il contrario. Siamo convinti, tristemente convinti, che le politiche di questo Governo nazionale non siano dirette contro la povertà e l’emarginazione sociale bensì contro i poveri, i marginalizzati e gli esclusi.
Solo così possono spiegarsi i ritardi clamorosi sulla ripartizione delle risorse e sul trasferimento delle stesse a livello regionale. Solo in questo modo può spiegarsi il balletto, in linea con la propaganda di regime più bieca e meschina, circa le intenzioni riformatrici e la razionalizzazione delle risorse.
Se la giunta regionale è in disaccordo con il governo nazionale e impotente sulle scelte che esso produce rimetta la delega a Renzi assieme alle altre regioni d’Italia.
Questa parcellizzazione delle conflittualità, diluite regione per regione, non consentono una massa critica sufficiente e una pressione sociale in grado di condizionare le scelte del governo. Assistiamo invece a uno stillicidio di informazioni che vedono una progressiva esclusione di migliaia di lavoratori dalle attuali tutele.
Il governatore Pittella quando smaniava per entrare in giunta regionale, in concomitanza con le proposte della Fornero, era prodigo di proposte sul reddito minimo.
Passata la sbornia e la Fornero, Pittella, che adesso ha “lana e forbici in mano”, parla di reddito minimo di inserimento con una truffa semantica e un trucco di prestigio lessicale che, purtroppo per i lavoratori, non cambierà la sostanza delle cose e la loro condizione. Lo aspettiamo alla prova dei fatti.

MARIA MURANTE

Segretaria regionale Sel

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE