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BADOLATO – S. M. 38 anni originaria di Isca, vive da oltre un mese, tra l’indifferenza generale delle varie istituzioni, in una tenda da campeggio, davanti la delegazione municipale di Badolato Marina. Con gli occhi lucidi, davanti la tenda ci racconta il suo dramma.
«Per la mia grave situazione, mi sono rivolta alle istituzioni, ma fino ad oggi non ho ricevuto nessun aiuto. Sono divorziata, e da due anni convivevo con un compagno, in una casa di Badolato Marina. La convivenza era un inferno. Dispongo di una misera pensione di 260 euro, che lui utilizzava per comprarsi le sigarette o per comprare alcolici con i quali ubriacarsi. Spesso mi picchiava e mi maltrattava. Per questa situazione, ormai esasperata, ho presentato regolare denuncia alla stazione dei carabinieri di Badolato. Successivamente dopo ferragosto mi ha cacciato da casa».
«Un amico – prosegue la giovane donna – mi ha dato una tenda da campeggio, e per un periodo ho dormito sotto gli alberi vicino la chiesa. Dopo le prime piogge, per dormire mi sono trasferita sotto il porticato della delegazione municipale. Trascorro le giornate su una panchina nella piazza davanti la chiesa, alle 20. Quando mi corico – si fa per dire – spesso sia durante il giorno, che durante la notte vengo disturbata da qualche malintenzionato, per cui vivo nel terrore che mi possa succedere qualcosa». Non mancano i gesti di solidarietà da parte dei cittadini. Alcune persone le portano del mangiare, un pasto caldo, e qualche indumento con i quali ripararsi, ma adesso con l’arrivo del freddo per la donna si profilano altri disagi.
«Soffro molto – spiega la donna – Ho i piedi e le gambe gonfie, e forti mal di testa». Al suo paese, ad Isca, per il momento non rientrerà. «Mio padre è morto, a Isca vive mia madre, con la quale non vado d’accordo. Vivono anche due mie sorelle – spiega – ma io voglio vivere da sola». Poi l’appello alle istituzioni, prima fra tutte al settore Politiche sociali. «Chiedo un buco per dormire dignitosamente, anche a Badolato Superiore, che ci sono case disabitate». La giovane, molto demoralizzata, ci ringrazia sperando che il suo appello venga raccolto e che qualcuno possa aiutarla ad uscire da questa situazione. Al momento può contare solo sulla solidarietà dei cittadini. Ma, ovviamente, questo non basta a restituirle una vita dignitosa.
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