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CATANZARO – Scattano i licenziamenti per i fannulloni della pubblica amministrazione. La Regione Calabria mostra i muscoli e manda a casa 4 dipendenti in forza all’Avvocatura, accusati di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato, per aver certificato la falsa presenza sul posto di lavoro grazie ad uno scambio di badge andato avanti per mesi. Il pesante provvedimento arriva al termine dei procedimenti disciplinari avviati nei confronti di ben 50 dipendenti regionali, dislocati tra gli uffici dei Dipartimenti Avvocatura, Attività produttive, Cultura, Politiche energetiche, Bilancio e Lavori pubblici, ubicati in viale Cassiodoro, e rimasti coinvolti lo scorso anno nell’inchiesta portata al traguardo dal sostituto procuratore, Carlo Villani. 

Era stato quest’ultimo, infatti, sulla scia delle conclusioni tratte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, che, per un mese intero, non avevano perso d’occhio l’ingresso dell’edificio che ospita gli uffici attenzionati, a delineare ruoli e responsabilità di ogni singolo presunto assenteista, facendone confluire i nomi in un corposo provvedimento di chiusura delle indagini, ora passato nelle mani della collega, Fabiana Rapino, chiamata a procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione, in quest’ultimo caso per chi dovesse dimostrare la propria estraneità ai fatti in sede di interrogatorio. Riforma Brunetta, tuttavia, vuole che la Regione proceda più velocemente della Procura, imponendo all’Ente di irrogare le sanzioni, che vanno dal rimprovero verbale al licenziamento senza preavviso, nei confronti dei dipendenti che non dovessero riuscire a dimostrare la regolarità del proprio operato in sede di audizione davanti all’ufficio di disciplina. E così è stato. 

Infatti, a conclusione dei procedimenti disciplinari andati avanti per tutta l’estate, l’Ufficio, composto dai dirigenti, Sergio Tassone e Roberta Cardamone, e dal funzionario, Giovanni Murone, ha emesso il suo “verdetto”, con quattro provvedimenti di licenziamento, 5 di sospensione dal servizio per un periodo superiore a 11 giorni, 41 rimproveri, tra scritti e verbali, e 2 sole archiviazioni emesse nei confronti degli unici du impiegati che hanno validamente motivato i minuti di assenza contestati. Il tutto, in ossequio all’articolo 55-quater della Riforma Brunetta, che prevede la sanzione disciplinare del licenziamento “comunque nei confronti dei dipendenti pubblici accusati di falsa attestazione della presenza in servizio mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente”. 

Una norma che anche la Procura conosce bene, tanto che lo stesso sostituto procuratore, Carlo Villani, nell’immediatezza dell’avviso di chiusura delle indagini, aveva scritto al direttore generale, Nucara, e al dirigente generale del Dipartimento Presidenza della Regione Calabria, Franco Zoccali, per sollecitarli ad applicare la legge in questione. 

Dopo aver preannunciato che “una volta effettuata la richiesta di rinvio a giudizio, verranno trasmessi tutti gli atti del procedimento per consentire al relativo Ufficio del Dipartimento di avviare e concludere i procedimenti disciplinari il cui iter, a norma dell’art. 55-ter, 1° comma, del D. Lgs. n. 165/2001 “è proseguito e concluso anche in pendenza del procedimento penale”, il magistrato aveva anche chiesto espressamente, “poiché i procedimenti disciplinari saranno certamente definiti in tempi più celeri rispetto a quelli della giustizia penale”, di essere informato, anche attraverso comunicazione agli Ufficiali di Pg spediti a notificare le carte, sull’esito degli stessi. Così non lasciando scampo a chi per ben tre mesi ha lavorato alla definizione delle singole posizioni dei dipendenti “incriminati” convocati per il contraddittorio, durante il quale, affiancati da un proprio difensore di fiducia, hanno tentato di chiarire i rispettivi movimenti durante le ore prese in considerazione dall’indagine. Dipendenti ai quali adesso non resta che impugnare il provvedimento appena notificatogli davanti al giudice del Lavoro, nella speranza di ritornare dietro la scrivania occupata fino a ieri.

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